Rainone (Pd): “Cio’ che e’ vivo e cio’ che e’ morto della politica ortese”

di Redazione

 ORTA DI ATELLA. Il professor Michele Pisano, presidente del Consiglio dei Probiviri del circolo cittadino del Pd, fa una dettagliata analisi dell’attuale situazione politica ad Orta di Atella.

Già millenni fa la filosofia orientale aveva concepito una interpretazione del “cambiamento” valida ancor oggi: l’ideogramma cinese che rappresenta il concetto di “crisi” nasceva infatti dalla combinazione di due distinte parole: “pericolo” e “opportunità”. Mai come adesso, bisogna lavorare affinché la crisi non resti solo un rischio e si trasformi in opportunità da utilizzare per incamminarsi su strade nuove. Rispetto ad alcuni mesi or sono il perdurare di una difficile situazione economica e sociale, le continue tensioni interne alla maggioranza,la ripresa delle lotte dei lavoratori e dei precari creano una nuova situazione complessiva in cui l’ opposizione deve essere capace di costruire un’ alternativa di governo al centro-destra. Il recente congresso e l’ iniziativa di Bersani vanno in questa direzione e non ci si deve far fermare da pre o anti politiche accuse di “inciucio”, segnale evidente di vere e proprie forme di infantilismo, se non “cretinismo” politico. Nel solco di una grande tradizione il Pd deve porsi come una grande forza moderna e riformatrice che lavora a tutti i livelli ed in ogni realtà locale per la democrazia e lo sviluppo del paese,anteponendo ad essi ogni calcolo di bottega. Nel Meridione in particolare il nostro partito deve allargare le sue alleanze politiche e sociali affinché nell’ambito della politica nazionale la questione meridionale ritrovi il giusto peso e il giusto centro: la vicenda siciliana e i fermenti presenti in sempre più vasti settori anche del centrodestra richiedono, specialmente in vista delle prossime elezioni Regionali, un’iniziativa esterna nostra all’altezza del difficile momento politico.

Superando suggestioni “leghiste”, bisogna, a distanza di quarant’anni dalla nascita delle Regioni a statuto ordinario, definire una nuova politica meridionalista sfidando su questo terreno un centrodestra oggi subalterno alla Lega, che fa pagare al Sud l’intero prezzo di questa sua subalternità. Maggiore efficienza dell’amministrazione regionale, “rivoluzione” nella politica sanitaria e ambientale, nuova utilizzazione dei fondi europei, centralità della lotta alla criminalità organizzata, intransigenza senza se e senza ma nella formazione delle liste (ci si ricordi sempre di quanto accaduto in questi anni nelle istituzioni e tra i dirigenti più alti delle istituzioni), devono essere i valori e le idee guida della nostra iniziativa politica.

In Campania la questione rifiuti e i mutamenti di alleanza o di campo politico (vedi De Mita e Mastella) hanno caratterizzato la vita politica e amministrativa di questi anni. Sui rifiuti sarà doveroso scriverne la vera storia: se Berlusconi li ha tolti (veramente?) dalle strade, chi li ha messi nelle stesse? Certo, gli errori della Regione, le “cantonate” di tanti “rivoluzionari” e altro ancora; ma si può sapere, ad esempio, qualcosa di più preciso sul ruolo della camorra e su eventuali rapporti suoi con la politica? Mai, forse, come in questo caso la verità sarebbe veramente rivoluzionaria.

Sul terreno più propriamente politico, superando (si spera finalmente) la cronica abitudine a vedere nei “nemici” interni i veri avversari politici, qualcuno dovrebbe ricordare che nel 2000 tutto il centrosinistra (in cui De Mita e Mastella contavano qualcosa…) volle la candidatura di Bassolino alla Regione perché solo così si poteva vincere; e oggi il centrodestra fonda le sue velleità di vittoria soprattutto sull’appoggio di questi due eccellenti “transfughi”. Si combatte il centrosinistra in Campania proprio con due dei suoi più autorevoli rappresentanti. Far risaltare questa macroscopica contraddizione aiuterebbe anche quella politica di allargamento delle alleanze politiche che giustamente anche in Campania perseguiamo e che dovremmo perseguire anche nelle altre realtà locali.

In particolare, alla provincia di Caserta e, soprattutto, ad Orta di Atella, realtà sulla quale è doveroso avanzare qualche riflessione, preceduta non casualmente da riflessioni più generali in quanto convinti della necessità di un interessamento forte dei livelli istituzionali e politici più alti su una realtà così difficile come la nostra. Bisogna riconoscere, infatti, che finora c’è stata una loro quasi generale latitanza del tutto inspiegabile. Negli ultimi mesi c’è stata, però, una ripresa di confronto e di presenza delle forze politiche che va salutata positivamente e che deve aiutare a capire il recente passato per preparare un nuovo futuro.

La prima domanda cui bisogna dare risposta è: come è accaduto tutto questo? Nelle migliaia di appartamenti ed edifici, nell’Rmi, in una “politica del fare” che pur avendo forse fatto poco per molti e molto per pochi ha favorito un effimero e “drogato” benessere economico sta, forse, la risposta a questa domanda. Si è riversata su Orta una richiesta abitativa favorita dalla sua collocazione geografica e dall’estensione territoriale cui non è stata una risposta organica e pianificata in termini di offerta e costruzione di infrastrutture sociali forse perché, con una linea politica e culturale generale, si è pensato che anche nell’edilizia lacci e lacciuoli bloccavano il progresso e che la libertà consisteva nel fare quel che si riteneva utile per se e che essa non finiva dove iniziava la libertà di un altro. Da qui, oltre che da una miopia economica di larga parte degli stessi operatori del settore, ne sono derivati i “disastri” oggi al centro dell’ attenzione mediatica e giudiziaria e la stessa presenza della camorra, ipotizzata da molte indagini giudiziarie. Ne discende anche la “emblematicità” della vicenda di Orta su cui partiti e istituzioni dovrebbero esprimersi chiaramente.

Per ora sarebbe opportuno dire chiaramente che neppure il “Piano casa” della Giunta Bassolino, pur nella sua validità, risolve i problemi di Orta. Come ampiamente evidenziato dai convegni sul territorio organizzati dal Pd, per dare una risposta possibile e credibile c’è bisogno di un tavolo di concertazione che tenga presente anche eventuali prese di posizione di magistratura e prefettura e che, nei modi e tempi dovuti, tenga presente anche del parere della Commissione Antimafia e dia, se lo ritiene opportuno e possibile, un’eventuale soluzione legislativa ad una situazione che potrebbe esplodere tra poco in modo drammatico.

C’è poi un secondo problema pressante su cui ci si deve pronunciare, inerente la situazione finanziaria comunale. In una nota ufficiale consegnata ai partiti nel mese di ottobre i commissari prefettizi hanno descritto, con il supporto della necessaria documentazione,un quadro drammatico della stessa,non smentito o contestato da nessun partito o ex amministratore, a quanto è dato sapere. Non è dato sapere se si arriverà o meno al dissesto finanziario; è certo che, in conseguenza di una politica perlomeno allegra e ingorda, ci attendono anni di “lacrime e sangue” in quanto cittadini contribuenti e tagli alle spese sociali. In conseguenza di questo “drogato sviluppo” è mutato stile di vita e si sono diffusi e consolidati nuovi principi che hanno rapidamente attecchito in una realtà che premiava in modo “tangibile” coristi e primattori ed emarginava, in vari modi, le voci fuori dal coro.

C’è qualcuno che tende a dire: tutti colpevoli, nessun colpevole. Troppo comodo. In politica le percentuali di responsabilità valgono e chi gestisce ,a vari livelli, la vita amministrativa ha sempre responsabilità maggiori degli altri. Ma ora guardiamo al futuro: ad Orta nulla sarà più come prima. Non si costruiranno più migliaia di appartamenti né ci sarà più l’Rmi. Non ci sono più, né ci saranno in futuro, le condizioni oggettive che hanno favorito fortune elettorali e non solo. Si tenta,forse non senza successo, di creare un clima di “nostalgia” per una presunta “età dell’oro”: le forze politiche responsabili devono chiarire questo punto per evitare confusioni e ulteriori contraddizioni. Spetta anche a loro trovare punti di convergenza su temi quali la lotta contro le infiltrazioni camorristiche e per l’affermarsi di una nuova etica pubblica e creare aggregazioni politicamente omogenee respingendo interessati tentativi di divisione e ambigui “scambi” elettorali. Spetta loro trovare una sintesi alta delle posizioni legittimamente diverse.

Il centrosinistra deve continuare il proficuo confronto già avviato e confrontarsi, come giustamente suggerito da dirigenti del Pd, anche con l’Udc. Non bisogna mai dimenticare che in politica la ricerca delle alleanze è opportuna e doverosa e che un compromesso, raggiunto nella chiarezza, non ha valenza negativa se pensa al bene comune e agli interessi di una cittadinanza. In questo senso è il contrario esatto dell’”inciucio” e del pateracchio. Una riflessione chiara e tempestiva deve svilupparsi sulla visibilità istituzionale che una politica di discontinuità deve avere. Anche a tal proposito può aiutare l’assumere gli interessi di Orta come stella polare. Se una fase è finita chi l’ha rappresentata non serve più ad Orta: in politica se non ti chiami Moro o Berlinguer non esistono uomini buoni per tutte le stagioni. Il vero politico sa quando deve fare uno o anche due passi indietro nell’interesse del paese e semmai tornare a fare il frate dopo essere stato priore come già tanti hanno fatto anche ad Orta.

Lo scioglimento del consiglio comunale,definitivo dopo la bocciatura del ricorso presentato da alcuni amministratori, impone cautela massima nella riproposizione delle candidature di ex amministratori e, in particolari casi , forse anche di loro congiunti. Vi è poi l’esigenza, molto avvertita dalla cittadinanza, di un forte, se non radicale, ricambio di un consiglio comunale poco rinnovato nelle ultime tornate elettorali. I partiti dovranno esprimersi chiaramente difendendo da generici e qualunquistici attacchi chi deve essere difeso, ma anche definendo criteri oggettivi che favoriscano un necessario ricambio. Uguale chiarezza deve esserci nella delicata scelta del candidato sindaco.

Anche in questo momento, anzi soprattutto in questo, i partiti devono anteporre esigenze generali ad ambizioni, pur legittime e comprensibili di loro o propri esponenti. Si dovrà scegliere chi meglio potrà guidare Orta in questa difficilissima fase: dovrà essere una donna o un uomo che possa vantare la maggiore”credibilità” personale e politica nei confronti di cittadini e di tutte le istituzioni e i poteri dello Stato con i quali si dovrà interloquire.

Corre l’obbligo di sottolineare con profondo rammarico che una democrazia che abbisogni dell’ intervento giudiziario per poter riprendere a funzionare correttamente è irrimediabilmente malata. Sia consentito al riguardo ricordare come partiti e uomini vissero ad Orta la discontinuità nel 1982,in totale assenza di qualsiasi intervento giudiziario o istituzionale, come ultimo atto di un duro – ma tutto politico – confronto iniziato dalle elezioni amministrative nel 1970. Due ex sindaci dello spessore dell’avvocato Migliaccio e del cavalier Di Lorenzo fecero un convinto passo indietro appoggiando il rinnovamento deciso dalla Dc che cambiò, sotto la guida del sempre caro e compianto Preside Villano l’intero gruppo consiliare. Da parte loro il Pci ed il Psi, le cui liste erano guidate da due consiglieri provinciali non ancora quarantenni,scelsero come sindaco e vicesindaco due consiglieri comunali poco più che trentenni. Nell’immediato bisogna, però, affrontare la grave crisi economica locale rilanciando, ovviamente in modi e tempi nuovi, la ricomposizione edilizia locale.

La politica per essere credibile deve dare risposte concrete e attente alle esigenze ambientali della cittadinanza. Far politica, questo lo dobbiamo ricordare tutti, significa fare ogni giorno qualche “compromesso” e spesso scegliere fra un male ed un altro male, stabilendo tra essi quale risulti essere più grande eo più piccolo. Il punto è evitare che il raggiungimento dei punti di convergenza davvero necessari per il bene pubblico decada in ambigue deviazioni da esso. Ovviamente si evita questo pericolo quando si discute tra forze politiche e sociali diverse, ma collocate nello stesso schieramento politico, o,comunque, che si trovino insieme all’opposizione a livello nazionale.

E’ politicamente e moralmente scorretto intimidire,blandire,lavorare in modo gattopardesco per fare in modo che tutto cambi perché tutto resti come prima. Invece si insista sempre sul ruolo dei partiti perché essi, opportunamente rinnovati, siano ancora oggi l’espressione più schietta della democrazia parlamentare, contro ogni forma di “cesarismo”. Ad Orta la loro ripresa di attività ed in qualche caso la loro nascita rappresentano il dato maggiormente positivo della vita politica locale. Si spera che i prossimi appuntamenti elettorali non condizionino negativamente le loro scelte;un minimo di rigore, indispensabile in ogni momento di vita associativa, accresce oggi la fiducia nei partiti e, alla distanza neppure troppo lunga, premia anche elettoralmente chi lo fa vivere.

Si spera, intanto, che non siano premiati “salti della quaglia”, “conversioni” non molto sincere, “accordi di scambio” nocivi, se non letali, per la vita democratica di Orta. Non per dovere di bandiera, ma per un minimo di obiettività va riconosciuto il ruolo positivo svolto ad Orta e per Orta dal Partito Democratico. Centinaia di iscritti, più di mille partecipanti alle Primarie del 25 Ottobre, il 30 e il 26 % di voti sono una risorsa per lo sviluppo democratico, civile e sociale di Orta. Utilizzarla per la discontinuità è l’impegno che il congresso di giugno 2008 ha unitariamente e all’unanimità affidato ad un gruppo dirigente eletto anch’esso all’unanimità.

Con questo spirito il Pd ha lavorato in questi anni; ha avviato,con il contributo di alte competenze tecniche,una riflessione seria sull’urbanistica, ha promosso un dibattito culturale su temi quali quelli del rapporto morale-politica nella convinzione che ciò servisse e serva non a qualche vecchio rigido e un po’ fissato moralista,ma ad un paese sostanzialmente sano,pur se disorientato davanti ad avvenimenti estranei alla sua tradizione storica. Sul terreno sociale ed economico ha svolto un ruolo attivo e propositivo nei movimenti sorti ad Orta per il sacrosanto malcontento popolare sulle tasse comunali e sull’Eurocompost, dando loro una sponda istituzionale grazie all’attività del suo gruppo consiliare coerente ed intransigente oppositore,insieme al partito, della giunta comunale uscente e del partito che l’ha sempre sostenuta.

Da mesi il Pd lavora per costruire un’alternativa di governo con gli altri partiti di centro-sinistra;oggi,in linea con una giusta linea regionale, si deve aprire un confronto con l’Udc e con l’associazionismo locale senza settarismi né opportunismi. Unità nella e per la discontinuità: siamo nati per questo,per questo dobbiamo lavorare, senza pretendere primogeniture ma senza svenderle, semmai per un piatto di lenticchie. I partiti, sentiti i cittadini e di concerto con le direzioni provinciali, decideranno modalità e tempi della discontinuità di cui Orta necessita. Così la storia di Orta avrà un futuro e il futuro di Orta una storia.

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