Yemen: Usa, Gb e Francia riaprono ambasciate

di Redazione

Sana'aSANA’A. Gli Usa hanno riapertol’ambasciata a Sana’a,capitale dello Yemen,rimasta chiusa per due giorni per minacce terroristiche da parte di Al Qaeda.

“L’ambasciata degli Stati Uniti nello Yemen – si legge in un comunicato apparso sul sito della stessa ambasciata – ha riaperto all’attività il 5 gennaio dopo una chiusura di due giorni dettata da informazioni credibili che parlavano della probabilità di imminenti attacchi terroristici nella capitale yemenita, Sana’a”. La decisione, precisa la nota, è stata presa all’indomani delle operazioni anti-terrorismo condotte dalle forze di sicurezza yemenite a nord della capitale, nel corso delle quali due presunti membri di Al Qaeda sono stati uccisi.

“Le minacce di attacchi terroristici contro gli interessi americani restano elevate”, sottolinea ancora il comunicato, che invita anche “gli americani nello Yemen a restare vigili e a prendere adeguate misure di sicurezza”.

USA NON INVIERANNO TRUPPE IN YEMEN. Intanto, prosegue nello Yemen la caccia ai capi della fazione qaedista ritenuta responsabile di aver organizzato il fallito attentato al volo Amsterdam-Detroit il giorno di Natale. A Washington l’impegno militare yemenita basta, almeno per il momento. Gli Stati Uniti, dunque, non invieranno truppe aprendoun terzo fronte di guerra, oltre a quelli afghano e iracheno. Una soluzioneesclusa dal consigliere di Barack Obama per l’antiterrorismo, John Brennan, il quale ha detto che “il governo yemenita ha dimostrato la volontà di combattere al Qaeda e accetta il nostro sostegno e glielo stiamo fornendo”.

RIAPERTE ANCHE SEDI GB E FRANCIA. Nella giornata di lunedì anche Gran Bretagnae Francia avevano chiuso, e oggi riaperto, le proprie ambasciate dopo che le forze di sicurezza yemenite avevano perso le tracce di un convoglio di sei camion carichi di esplosivi ed armi.Germania e Giappone avevano invecechiuso la sezione consolare, mentre quella italiana restava aperta. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è sentito con il ministro degli Esteri europeo, Catherine Ashton, e con lei ha insistito per un “coordinamento concreto ed efficace” sia a Sana’a che a Bruxelles, fra i Paesi membri dell’Unione Europea.

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