Coppola: “No a Casalese uguale delinquente”

di Redazione

Alberto CoppolaCASAL DI PRINCIPE. Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni del professor Alberto Coppola, docente di legislazione urbanistica della facoltà di architettura dell’Università degli Studi Federico II di Napoli.

“Mio padre era un casalese. Devo ringraziare la giovane Schisano, candidata a partecipare ad una competizione canora, che mi ha ispirato, nel primo giorno dell’anno nuovo, la ribellione che, da mesi, cova in me rispetto ad un 2009 riempito di omicidi e reati di ogni tipo che, semplicisticamente, vengono attribuiti ai figli di una Terra che non merita di essere individuata come Terra di malaffare ed illegalità.
Mio padre era nato a Casal di Principe e mai sarà da me accettata l’equivalenza casalese uguale delinquente. Non l’accetto non perché egli e suo padre in quella Città hanno rappresentato la legge e lo Stato facendo i notai ininterrottamente, in totale, per oltre cinquanta anni, né perché egli è stato il primo figlio di quella città a sedere in Parlamento, ma perché conosco, fin da bambino, la laboriosità, la onestà, l’intelligenza e la sensibilità di quella popolazione.
Reagisco perché Casale ha rappresentato l’avamposto della sperimentazione in agricoltura, con i primi pozzi semiartesiani ed i primi frutteti della Piana casertana del Basso Volturno, perché i suoi figli si sono fatti e tuttora si fanno onore in ogni campo, anche lontano dalla propria Città. Una voce autorevole si levi a difesa di Casale contro un assordante silenzio che si ode dalle istituzioni locali, non solo quelle civili, nei confronti di questa sfortunata Comunità.
Se si vuole evitare che per generazioni i giovani di Casale scontino la loro provenienza si rifiuti da parte di tutti, stampa per prima, l’equivalenza casalese uguale delinquente. Un degrado fisico ed immateriale non è ineluttabile per Casale e la sua gente e, forse, maggiore riguardo ed amore per questa Città aiuteranno anche i Suoi figli che sbagliano ad un rispetto degli uomini e delle Leggi”.
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