Tranvieri spacciatori di coca. Procura milanese indaga

di Emma Zampella

 MILANO. Claudio, Gino, Giuseppe, Franco: tutti tranvieri con l’hobby per lo spaccio di cocaina.

Ognuno con il proprio compito: chi provvede al taglio della coca, chi invece si occupa dello spaccio e chi la vende ai suoi clienti. È quanto emerge dalle indagini della Procura di Milano relativa ad alcuni autisti dell’Atm, l’azienda di trasporti milanese, in seguito a ripetuti piccoli e grandi incidenti avvenuti negli ultimi due anni. La compagnia di trasporti ha infatti avviato controlli antidroga tra i suoi dipendenti, per verificare la natura degli urti fra tram in città. La ricerca ha riportato collegamenti con l’omicidio di Marco Medda, anziano ergastolano, a casa per motivi di salute, che sarebbe stato trovato strangolato nella propria abitazione lo scorso giugno.

Le indagini, condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri e coordinate dal pm, Lucilla Tontodonati, hanno rilevato che quello che era stato considerato un suicidio, in realtà era un vero e proprio omicidio il cui movente sarebbero appunto questioni di droga. Alla fine di un anno di ricerche, è stato riscontrato il quadro completo dei rapporti tra dipendenti di Atm e fornitori di droga.

“Le indagini –scrivono i carabinieri – hanno permesso di appurare con certezza, anche senza riscontri oggettivi come sequestri di droga, che le persone in oggetto in concorso con altre non ancora identificate, hanno organizzato una semplice, ma efficace, distribuzione di sostanza stupefacente di tipo cocaina”. L’informativa diffusa dagli investigatori mostra che gli autisti pur facendo un massiccio uso di droga, utilizzavano le sostanze stupefacenti per lo spaccio, vendendola tra colleghi o clienti.

A fine novembre il pm ha avvisato gli indagati della chiusura delle indagini sul filone relativo allo spaccio. Sarà

un giudice, dopo le richieste di rinvio a giudizio, a definire le responsabilità di ogni imputato, ma già nelle loro dichiarazioni alcuni dipendenti Atm hanno ammesso di essere consumatori e di sapere del consumo di cocaina tra i colleghi.

Ad intrecciare maggiormente la vicenda ci sarebbero poi due suicidi, quelli di due autisti della stessa azienda di trasporti, di cui uno pesante consumatore di sostanze stupefacenti. Quanto a quest’ultimo, sono gli stessi colleghi tranvieri a definirlo cocainomane, a raccontare la sempre più pesante dipendenza e il debito di 4mila euro con Marco Medda. Sul caso, presentatosi enigmatico fin da subito la procura sta ancora indagando, si sta cercando di fare chiarezza anche relativamente all’altro suicidio, che tesse una trama sempre più complessa.

Ma l’Atm, nonostante le accuse rivolte ai suoi dipendenti, cerca di difendersi. “I risultati dei controlli puntualmente effettuati escludono categoricamente che i conducenti coinvolti a qualsiasi titolo in incidenti nel corso del servizio avessero fatto uso di stupefacenti” si legge in una nota dell’azienda che ribadisce che “nel corso del 2009 sono stati drasticamente intensificati i test sul personale conducente in applicazione del D.L. 81 del Testo Unico sulla Sicurezza”, mettendo in sicurezza i propri clienti, come dimostrano i dati della diminuzione di deragliamenti e urti fra tram. “Come da prassi consolidata – conclude la nota – Atm collaborerà con le autorità inquirenti per isolare e consegnare alla giustizia quei singoli casi di persone che dovessero risultare responsabili di attività penalmente perseguibili”.

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