Finanziaria, l’opposizione: “Noi tagliamo emendamenti, voi evitate fiducia”

di Redazione

Pier Ferdinando CasiniROMA. L’opposizione propone un taglio drastico degli emendamenti alla Finanziaria in cambio di una discussione nel merito, senza l’apposizione del voto di fiducia.

“Siamo disponibili a ridurre al minimo i nostri emendamenti, – ha affermato il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini – non chiediamo al governo di pagare il prezzo di un’approvazione di questi, ma almeno chiediamo un impegno onesto e sincero perché vengano posti in discussione senza voto di fiducia”.

La stessa richiesta è giunta dal vice presidente vicario del Pd Michele Ventura. Anche l’Italia dei Valori ha dato la propria disponibilità in questo senso, “ma solo a fronte di un impegno preciso da parte del governo ad andare fino in fondo nell’esame” ha detto il responsabile economico Antonio Borghesi.

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti risponde che, prendendo atto del fatto che “in commissione Bilancio non c’è stato ostruzionismo, ma anzi una discussione intensa e articolata, ora non dobbiamo discutere sul metodo, ma avviare l’esame della manovra”.

Intanto, sull’ipotesi del voto di fiducia, il segretario del Pd Pierluigi Bersani fa un appello al presidente della Camera Gianfranco Fini affinché “faccia valere sostanzialmente il ruolo del Parlamento”. “Non si era mai vista una fiducia messa in commissione. – afferma Bersani – Formalmente è tutto regolare, ma nella sostanza è un cazzotto in faccia alla discussione”. Bersani parla di “auto-assalto alla diligenza: dal governo sono arrivate iniziative più svariate, come coriandoli, senza che ce ne sia una davvero incisiva”. Per il segretario del Pd sui temi del lavoro e della piccola impresa la Finanziaria “è come acqua sul marmo, e il Pd farà sentire la sua voce”, anche se promette che non ci sarà ostruzionismo.

Sulla manovra all’esame della Camera la segreteria del Pd ha emesso un giudizio ufficiale, estremamente negativo: “Si riduce a ben poca cosa: non è in grado di affrontare le emergenze del Paese”. I democratici indicano quindi le priorità economiche: al primo punto redditi bassi e medi da lavoro e da pensione che vanno sostenuti; la liquidità delle imprese; gli investimenti, che “subiscono una contrazione: risorse come quelle dei fondi Fas finiscono infatti a finanziare non investimenti ma la spesa corrente sanitaria e gli stessi Comuni vengono messi nell’impossibilità di investire sul territorio”. Per il Pd è grave anche la mancata proroga del finanziamento del 55% per le ristrutturazioni edilizie legate al risparmio energetico. Altro tema caldo quello della scuola, per cui il Pd chiede “la fine dei tagli indiscriminati e l’immissione in ruolo dei precari”.

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