Corruzione, il ministro Fitto rinviato a giudizio

di Redazione

Raffaele FittoBARI. Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione e illecito finanziamento ai partiti in concorso con l’imprenditore ed editore romano (di Libero e del Riformista) Giampaolo Angelucci, anch’egli rinviato a giudizio.

Lo ha deciso il gup del tribunale di Bari Rosa Calia Di Pinto. Fitto, intanto, è stato prosciolto da vari altri reati tra i quali associazione per delinquere e concussione. I fatti si riferiscono al periodo in cui Fitto era presidente della Regione Puglia.

I reati fanno riferimento a una presunta tangente di 500mila euro che l’editore Angelucci avrebbe versato alla lista di Fitto, ‘La Puglia prima di tutto’, per ottenere nel 2004 l’aggiudicazione dell’appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). Oltre che per i reati di corruzione e illecito finanziamento, Fitto è stato rinviato a giudizio per due contestazioni di abuso d’ufficio e per un peculato che avrebbe riguardato fondi riservati alla presidenza della Regione, tutti episodi minori nell’ambito dell’inchiesta.

L’avvocato di Fitto e parlamentare del Pdl Francesco Paolo Sisto ha commentato: “Questa è la degna sentenza di un degno giudice della Repubblica Italiana. Una sentenza che condivisa o non condivisa bisogna accettare con la massima serenità. L’impostazione accusatoria risulta demolita”.

Fitto si era già difeso davanti al gup lo scorso 17 novembre, negando ogni addebito. Parlando con i giornalisti, inoltre, Fitto aveva detto che “se l’accusa fosse vera sarei il primo politico al mondo ad aver ricevuto una tangente con bonifico bancario”.

Tra i 77 imputati nel procedimento, denominato “La Fiorita”, c’era anche Mario Morlacco, ex direttore dell’Ares di Puglia e oggi sub commissario alla Sanità del Lazio. Morlacco è stato assolto dall’accusa di falso perché il fatto non sussiste.

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