Caso Orlandi, il pentito rivela: “Fu Renatino a rapirla”

di Redazione

Emanuela OrlandiROMA. Maurizio Abbatino, uno dei pentiti storici della Banda della Magliana, ha rivelato che furono Enrico De Pedis e i suoi uomini a sequestrare Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana scomparsa nel giugno del 1983.

L’uomo, collaboratore di giustizia da decenni, davanti al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare delle indagini, ha precisato che quanto è a suo conoscenza sul caso Orlandi è frutto di confidenze raccolte da altri componenti della banda. Al magistrato ha detto che il sequestro avvenne nell’ambito dei rapporti che “Renatino”(il soprannome di De Pedis)aveva con alcuni esponenti del Vaticanoe che ad aiutare il boss, poi ucciso nel febbraio del 1990 in via del Pellegrino, furono diversi uomini di sua fiducia, alcuni ancora in vita, altri deceduti da tempo. Abbatino avrebbe citato una serie di nomi su cui ora il procuratore aggiunto farà i dovuti riscontri.

Nega, invece, ogni coinvolgimento della Banda della Magliana nel sequestro di Emanuela Orlandi, Claudiana Bernacchia, 53 anni, detta “Casco d’oro”, anche lei ascoltata dal pg Capaldo. La Bernacchia ha escluso un ruolo di De Pedis e di altri suoi uomini nel rapimento ma le sue risposte non sarebbero state particolarmengte convincenti. Stando agli inquirenti, infatti, la donna, attualmente legata a un imprenditore (che non ha mai avuto conti in sospeso con la giustizia pur avendo conosciuto Renatino), sarebbe depositaria di molti segreti dell’organizzazione criminale.

La Bernacchia, arrestata nel ’90 in occasione di un sequestro di 10 chili di cocaina e poi nuovamente in manette nel ’93 nell’ambito dell’operazione “Colosseo” mentre si trovava in una villa alla periferia di Marino, grazie anche alle rivelazioni di Abbatino, ha prima convissuto con Claudio Sicilia, il pentito assassinato nel novembre del ’91 e dal quale ebbe due figli. Successivamente è stata la moglie di Giorgio Paradisi, altro esponente della Magliana vicino a Renatino, in carcere dal ’92 e poi deceduto nel 2006 per malattia mentre era nel carcere napoletano di Secondigliano.

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