Copenaghen, Obama: “Basta parole, troviamo intesa anche se imperfetta”

di Emma Zampella

Barack ObamaCOPENAGHEN. “Il mondo accetti anche un’intesa non perfetta. L’America è pronta a prendersi le sue responsabilità in quanto leader. Non sareste qui se non foste convinti che il pericolo è reale. Il cambiamento climatico non è fantascienza, ma è scienza, è reale”.

Interviene così il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, al vertice sul clima di Copenaghen, prima di incontrare il rappresentante cinese. Obama ha infatti richiamato l’attenzione sul vero scopo dell’incontro: agire per salvaguardare il clima, concretizzare manovre che possano migliorarne la salute, e non continuare solo a parlare. Ma sul tavolo delle trattative non c’è ancora il documento ufficiale.

E la cattiva notizia è che il mondo non sa ancora per quanto tempo dureranno le “chiacchiere”: “L’Europa è perfettamente unita, l’Africa è sulle nostre posizioni, gli Stati Uniti sono su posizioni vicine alle nostre”, ha commentato il presidente francese Sarkozy. Anche se piccoli passi avanti in questi giorni sono stati fatti.

Dopo la discussione, durata quasi tutta la notte, sembra essere pronta una bozza: l’aumento della temperatura globale dovrà essere contenuto entro i 2 gradi centigradi e i Paesi poveri saranno finanziati con un fondo che raggiungerà i 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per adottare tecnologie pulite e affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Questo accordo, sottoposto al vaglio critico di 100 rappresentanti di 26 paesi, potrebbe ancora subire cambiamenti, anche perché non cita gli obiettivi per i tagli alle emissioni dei Paesi industrializzati. “Abbiamo tentato di dare un ombrello politico all’accordo”, ha detto il premier svedese Fredrik Reinfeldt, che detiene la guida dell’Ue.

La bozza proposta parte dal presupposto di voler di creare un pacchetto di aiuti per i Paesi più vulnerabili, che parta da 10 miliardi di dollari tra il 2010 e il 2012, fino ad arrivare a 50 miliardi entro il 2020, specificando anche i meccanismi base per la raccolta dei fondi. E gli Stati Uniti si dicono pronti a fare la propria parte.

Quanto alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, Obama ha saper di voler condividere lo sforzo con gli altri Paesi industrializzati, confermando l’impegno a tagliare la emissioni del 17% entro il 2020 e di oltre l’80% entro il 2050. La contesa nella trattativa si mantiene alta inquanto Cina e India, i due paesi più inquinanti,sono disposti a migliorare le proprie prestazioni senza però concedere quel controllo dall’esterno che verifichi lo stato di emissioni di CO2.

Ed è proprio l’India ad affermare che questi accordi, ampiamente discussi, si presenteranno tuttavia inconcludenti. Secondo Manmohan Singh, primo ministro indiano, è necessario proseguire i negoziati “affinché si possa costruire un accordo realmente globale e una risposta autenticamente solidale al cambio climatico, durante il prossimo anno”. Il presidente americano ha inoltre fatto sapere che gli Usa accettano di partecipare al fondo di aiuti per i Paesi poveri, mostrando riservo nei confronti dell’incertezza cinese, che ha chiesto un accordo equilibrato, giusto e ragionevole.

Intanto, forse non a caso, è trapelato uno studio choc delle Nazioni Unite che dice a chiare lettere che se si firmasse un accordo alle condizioni attuali il Pianeta rimarrebbe a rischio catastrofe. Secondo questo documento confidenziale, le offerte di riduzione delle emissioni di Co2 sul tavolo dei negoziati porterebbero ad un aumento medio delle temperature mondiali di tre gradi rispetto all’obiettivo dei 2 gradi.

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