Barriere architettoniche, la denuncia dei disabili

di Antonio Arduino

 AVERSA. “Divieto d’accesso” è stato questo il titolo della mostra conclusa sabato 20 dicembre all’ex macello di via Lennie Tristano promossa, dalla Consulta Assistenza Disagi Sociali (Co.A.Di.S.), …

… dall’Uici (Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti) e dall’Univoc (Unione Nazionale Italiana Volontari pro-Ciechi), per accendere i riflettori sulle difficoltà create dalle barriere architettoniche ai disabili. Il risultato è quello che personalmente consideriamo un libro dei sogni. Perché se è vero come è vero che nella nostra bella Italia esistono ministeri, assessorati, commissioni, scuole professionali e leggi che si interessano delle problematiche dei diversamente abili per renderne il più normale possibile la vita quotidiana, è anche vero che questi buoni propositi restano solo o prevalentemente sulla carta. Nessuna delle figure né di quegli enti istituzionali si preoccupa poi che le parole si tramutino in fatti. Tant’è che ancora oggi ad Aversa, ma non solo ad Aversa, spesso è impossibile accedere ad uffici pubblici come quello dedicato ai tributi, servirsi di marciapiedi, di bus pubblici e taxi o semplicemente passeggiare in sicurezza e fare acquisti.

Un dato di fatto che deve aver suggerito alla sezione locale del Consulta Assistenza Disagi Sociali (Co.A.Di.S.), all’Uici (Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti) e all’Univoc (Unione Nazionale Italiana Volontari pro-Ciechi), di sottoscrivere, a conclusione dell’evento, un decalogo di comportamento da trasmettere al sindaco di Aversa e a tutti gli amministratori locali coinvolti nella gestione, progettazione e risoluzione (?) dei problemi dei disabili. Problemi per altro noti fin dall’anno 2002 grazie ai risultati del questionario proposto a circa 400 portatori di handicap aversani intervistati nell’ambito del progetto “Indagine conoscitiva sulla realtà dei disabili”, condotto dal Co.A.Di.S. con il patrocinio ed il finanziamento del comune di Aversa, svoltosi appunto nel 2002, trasmessi agli allora amministratori municipali. Con risultati tali da consentire ai firmatari del documento di affermare, tra l’altro, che “ad Aversa non vi è ancora una giusta cultura sul tema delle barriere architettoniche e amministratori e tecnici hanno, fino ad oggi, sottovalutato irresponsabilmente l’importanza della questione”.

Da qui la proposta di realizzare un confronto con i rappresentanti delle associazioni dei disabili e con un tecnico esperto in materia, per evitare di progettare “nuove barriere” e di sprecare risorse con soluzioni di scarsa funzionalità e sproporzionati rapporti costi-benefici. Creando allo scopo una “Consulta per la Mobilità e la Sicurezza Sociale”, un “Piano generale per l’abbattimento e la rimozione delle barriere architettoniche” e “Linee Guida, riferite ai temi della mobilità e delle difficoltà dei disabili nel loro rapporto con la struttura urbana e in relazione alle condizioni del traffico, della viabilità pedonale e della fruibilità dei mezzi pubblici di trasporto”.

Richieste logiche che le istituzioni preposte alle politiche sociali, alle pari opportunità o semplicemente alla tutela dei diritti dei cittadini, tutti uguali di fronte alla legge degli uomini e a quella di Dio, dovrebbero accogliere e realizzate senza esitazione. Richieste che, se tanto mi da tanto, come insegnano i risultati del rapporto del questionario elaborato nel 2002, sembrano destinate a restare nel libro dei sogni.

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