Tesseramento e beni confiscati, assemblea dei Giovani Democratici

di Redazione

Pd Trentola DucentaTRENTOLA DUCENTA. Domenica 29, nella sede del Partito Democratico di Trentola Ducenta, alle ore 10, si riunirà l’assemblea dei Giovani Democratici.

L’appuntamento è dedicato al tesseramento e alla raccolta firme in collaborazione con l’associazione Libera per dire ‘No’ all’emendamento sulla vendita dei beni confiscati alle mafie. In merito all’iniziativa, il responsabile legalità e sicurezza della segreteria provinciale dei Giovani Democratici, Aurelio Costanzo, dichiara: “Domenica scenderemo in piazza al fianco di Libera per manifestare tutto il nostro dissenso nei confronti dell’emendamento introdotto al Senato alla legge finanziaria, che prevede la vendita dei beni confiscati se non destinati entro 6 mesi. Inoltre sia domenica che lunedì tutti i giovani, dai 14 ai 29 anni, che si rispecchiano nei valori e nelle idee del Pd possono aderire al progetto sottoscrivendo la tessera dei Giovani Democratici”.

L’associazione Libera, spiega i motivi dell’iniziativa: “Tredici anni fa, oltre un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono all’unanimità le legge 109/96. Si coronava, così, il sogno di chi, aveva pagato con la propria vita l’impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente. Oggi quell’ impegno rischia di essere tradito. Un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria, infatti, prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi. E’ facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettanti simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino all’intervento dello Stato. La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge. E il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, avrà un effetto dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni. Per queste ragioni chiediamo al governo e al Parlamento di ripensarci e di ritirare l’emendamento sulla vendita dei beni confiscati. Si rafforzi, piuttosto, l’azione di chi indaga per individuare le ricchezze dei clan. S’introducano norme che facilitano il riutilizzo sociale dei beni e venga data concreta attuazione alla norma che stabilisce la confisca di beni ai corrotti. E vengano destinate innanzitutto ai familiari delle vittime di mafia e ai testimoni di giustizia i soldi e le risorse finanziarie sottratte alle mafie. Ma non vendiamo quei beni confiscati che rappresentano il segno del riscatto di un’Italia civile, onesta e coraggiosa. Perché quei beni sono davvero tutti ‘cosa nostra’”.

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