I ragazzi della “Stanzione” celebrano il 4 Novembre a Caserta

di Redazione

 ORTA DI ATELLA. Una delegazione di alunni della scuola secondaria di I grado “Massimo Stanzione”, ha partecipato alla commemorazione del 4 novembre che si è tenuta a Caserta.

Al rientro, gli stessi alunni hanno voluto dedicare un pensiero alle vittime di tutte le guerre e ai nostri fratelli e sorelle soldato impegnati in missioni di pace, con riflessioni personali raccolte in due “lettere aperte” che pubblichiamo di seguito.

Alle vittime di tutte le guerre

Il 4 novembre è un giorno importante per la storia d’Italia: si celebra l’armistizio che nel 1918 pose fine alle ostilità tra l’Italia e l’Impero Austro — Ungarico, conclusa sul campo con la vittoriosa offensiva italiana di VittorioVeneto. Una vittoria frutto della dedizione, del sacrificio e dell’unità del popolo italiano. Questa guerra costò la vita a 689.000 uomini mentre mentre 1.050.000 furono i mutilati e i feriti.

Il 4 Novembre è una data storica per l’Italia. anche perché segna il completamento del ciclo delle campagne nazionali per l’Unita d’Italia. Un Cammino lungo, durato settant’anni, dalla Prima Guerra  d’Indipendenza in avanti. Un percorso difficile, intrapreso da uno dei Regni preunitari e portato a termine con il concorso convinto della popolazione di tutte le regioni d’Italia, mosse dal desiderio di mettere sotto un’unica Bandiera le sorti della penisola.

Per noi italiani, il 4 novembre è una festa che ci appartiene. È parte della memoria profonda del Paese che ha interiorizzato il ricordo dell’infinita schiera di giovani soldati morti, feriti nella più grande prova militare mai affrontata prima dall’Italia. Interiorizzata come un evento traumatico eppure grandioso con uno straordinario effetto di identificazione. A tal proposito, mi piace ricordare che anche nella mia, famiglia c’è stato uno dei ragazzi del 1899, la classe di nascita dei giovanissimi che, a soli sedici anni, furono mandati al fronte per combattere per la libertà del proprio Paese e che assolsero eroicamente al proprio compito, al prezzo di notevoli perdite, specie nella disfatta di Caporetto nel 1917, ma che fu una componente decisiva per le sorti della vittoria finale in quel di Vittorio Veneto nel 1918. Da questa esperienza bisognerebbe trarre degli insegnamenti sul fatto che la guerra in quanto tale provoca sempre dolore e spargimento di sangue e quindi in futuro deve essere sempre evitata. Non c’è vittoria più importante che la pace tra i popoli.

Maria Rita Capone, III D

Cari fratelli e sorelle soldato,

oggi, 4 novembre, è la vostra festa; si celebrano, infatti, le Forze Armate ma è anche la data che segna la fine per l’Italia, nel 1918, della 1^ guerra mondiale, quando con la battaglia di Vittorio Veneto, l’esercito dell’Italia unita si riappropriò dei territori occupati dalle forze austriache dopo la disfatta di Caporetto. Alla fine della guerra si contarono migliaia e migliaia di giovani soldati morti in battaglia. In questa ricorrenza, dunque, ci sentiamo di rivolgere un pensiero a tutte le vittime della guerra e a tutti i nostri fratelli soldati morti nel compimento delle numerose missioni di pace che, oggi come ieri, li vede impegnati nel mondo. Ci ricordiamo di loro come nostri fratelli perché sono morti per consentire a noi di vivere in un mondo più giusto e solidale; un mondo nel quale ogni popolo riconosca il diritto di ciascuno a vivere e progredire nel benessere, senza più odio ed egoismi. Ecco perché il vuoto che questi martiri per la pace hanno lasciato nelle loro famiglie è un vuoto che deve avvertire l’intera società civile; ed è per questo che celebrando voi, oggi, che appartenete alle Forze Armate Italiane, celebriamo gli ideali di pace e di solidarietà che rappresentate nel mondo. Vogliamo concludere questa lettera con un abbraccio immaginario a tutti voi, affinché possiate sentire il calore e l’affetto dei tantissimi fratelli e sorelle che vi vogliono bene e vi sono riconoscenti per il vostro lavoro e il vostro sacrificio.

Gli alunni della Scuola “Massimo Stanzione” di Orta di Atella

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