Adriano: “Ero vicino a fare la stessa fine di Enke”

di Redazione

AdrianoL’ex imperatore dell’Inter, in un’intervista rilasciata a Globoesporte, descrive il suo choc per la morte del portere tedesco suicidatosi martedì scorso.

“Purtroppo la depressioneè presente anche in un mondo come quello dello sport e non bisogna sottovalutare la situazione,c’è bisogno di curarsi. E’ successo anche a me ma ne sono uscito”.
Molti ancora oggi si chiedono come sarebbe diventato Adriano se non avesse iniziato a bere ed a frequentare compagnie che non gli hanno fatto di certo bene. Di quell’Adriano capace di entusiasmare uno stadio intero era rimasto poco. L’imperatore che trascinava dietro a sé gli avversari, vedi Inter-Udinese, era solo un lontano miraggio, solo l’autore di uno di quei tanti goal fatti da giocatori qualsiasi che hanno trovato, almeno per un giorno, il momento di gloria. Ma ora la musica sta ritornando pian piano la stessa. Difficile pensare che non si possa essere felici guadagnando fior di milioni all’anno ma mai come in questo caso “i soldi non fanno la felicità” ed Adriano lo sa bene. Quando si esce da certe situazioni siè consepevoli di ciò che siè compiuto ed anche l’attaccante brasiliano sa che la depressione ha colpito anche lui, una depressione derivante dalla morte di un padre che gli ha dato tanto ed a cui voleva restituire più di quanto avesse ricevuto.
“Mi è successo nel 2004, dopo la morte di mio padre. – dice- Ci sono passato anch’io, e per questo ho avuto problemi di alcolismo. Ho cominciato a bere perchè così riuscivo ad evadere, soffrivo anche di insonnia. Mi ero dimenticato di tutte le responsabilità che avevo”. Questi problemi, come dice Adriano, non si possono affrontare da soli: “Io c’ho provato maè stato tutto inutile, alla fine mi sono rivolto a dei medici brasiliani ,era il 2008”. Insomma, solo il sole e la samba “brasileira” gli hanno permesso di mettere da parte le difficoltà e di ritornare a correre senza sosta come faceva da piccolo, quando come casa aveva una favela e l’unico modo per giocare a calcio era mettere qualche palo di ferro nella sabbia e cercare di non farsi male con un pallone talvolta troppo duro o, in altri casi, fatto di paglia. Quando ritornò all’Inter ha riavuto una specie di ricaduta che ha così convinto Mourinho a metterlo fuori rosa ed a convincerlo ad andare via. “La cosa migliore era ritornare qui, in Brasile, e a riamare la vita”, dice Adriano, cheha deciso di giocare nel suo Flamengo, squadra per cui tifa sin da piccolo, e di inseguire un sogno, quello del mondiale in Sudafrica del 2010, a suon di goal. Non a caso, concorre per il titolo di capocannoniere del torneo brasiliano, come ai vecchi tempi.
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