Estorsioni nel casertano, nuova ordinanza per il gruppo Setola

di Redazione

Giuseppe SetolaCASERTA. La Squadra Mobile di Caserta ha notificato in carcere tre nuove ordinanze di custodia cautelare al boss Giuseppe Setola, 39 anni, detenuto ad Opera (Milano), ad Alessandro Cirillo (alias ‘O Sergente), 33 anni, detenuto a Cuneo, e a Giovanni Letizia, 29 anni, recluso ad Opera.

Il provvedimento nei confronti dei tre dei principali esponenti del gruppo di fuoco del clan dei casalesi, che nella seconda metà del 2008 hanno terrorizzato la provincia di Caserta con agguati e omicidi (tra cui quelli di Domenico Noviello, titolare di un’autoscuola a Castel Volturno, di Raffaele Granata, titolare di uno stabilimento balneare di Varcaturo, che si erano rifiutati di pagare il pizzo, e la tristemente famosa “strage degli immigrati” che costò la vita a sei africani di Baia Verde), è stato emesso dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea. Le accuse sono di estorsione continuata ed aggravata dall’aver agito al fine di agevolare la fazione Bidognetti del clan dei casalesi.

In particolare, si tratta di vicende estorsive poste in essere tra la primavera e l’autunno del 2008, durante il periodo di latitanza di Setola, Cirillo e Letizia. Vicende che hanno trovato riscontro in intercettazioni ambientali e telefoniche e nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Oreste Spagnuolo e Giuseppe Gagliardi, all’epoca dei fatti facenti parte del gruppo Setola.

 La prima estorsione riguarda quella a danno del caseificio “Ponte a Mare” di Castel Volturno, per la quale la squadra mobile di Caserta, il 25 settembre 2008, aveva già eseguito decreto di fermo nei confronti di Carlo Raffaele, 35 anni, Pasquale Musciarella, 38, Massimo Amatrudi, 40, e lo stesso pentito Giuseppe Gagliardi, 46 anni, di Calvizzano (Napoli). Altra vicenda estorsiva quella a danno del caseificio “Luise”, per la quale gli agenti della questura, il 1 febbraio scorso, avevano fermato Esterino Antonucci, 39 anni, Alessandro Gravante, 59 anni di Grazzanise, Aldo Russo, 47 anni di Castel Volturno, Tommaso Vitolo, 51 anni di Castel Volturno. Infine, il tentativo operato dal boss Setola, in concorso con Cirillo ed Esterino Antonucci, di costringere Assunta D’Agostino, moglie del pentito Domenico Bidognetti (cugino del capo storico della fazione, Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte), all’epoca dei fatti detenuta al carcere di Rebibbia (Roma), a vendere un immobile, a lei fittiziamente intestato, ad un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato.

Durante le indagini sono state rinvenute e sequestrate alcune armi utilizzate da Setola e dai suoi complici. A Giugliano (Napoli), in via Vicinale Palmentiello, sono state rinvenute seppellite in un terreno una pistola semiautomatica beretta calibro 7,65, completa di caricatore con sei cartucce e matricola abrasa, una pistola a tamburo “Tettoni” calibro 357 magnum, priva di munizioni e con matricola abrasa, oltre a 50 cartucce calibro 9 millimetri luger. Il terreno dove erano occultate le armi si trova a poche decine di metri dall’abitazione di Massimo Amatrudi, tra i fermati per l’estorsione al caseificio “Ponte a Mare”. Le armi rinvenute saranno sottoposte ad accertamenti balistici per accertarne l’eventuale impiego nei numerosi delitti perpetrati dal gruppo Setola.

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