Ospedale, chiusa la Medicina d’urgenza

di Antonio Arduino

Medicina d'Urgenza AVERSA. Per mancanza di personale è di nuovo chiuso il reparto di Medicina d’Urgenza del San Giuseppe Moscati, parte integrante del Pronto Soccorso.

La chiusura inattesa, avvenuta nel corso della settimana, sarebbe legata ad un possibile, imminente trasferimento della responsabile dell’Unità operativa di pronto soccorso e medicina d’urgenza. Vincitrice di concorso in un’Azienda sanitaria del nord la dirigente, assunta a contratto nell’ex Asl Ce2, probabilmente avrebbe deciso di mollare un incarico sempre più difficile da gestire proprio per la cronica carenza di personale.

Con la chiusura della medicina d’urgenza i pazienti da ricoverare vengono dirottati nei posti letto destinati alla terapia subintensiva, collegata alla rianimazione, dove sono assistiti dal personale medico del reparto e da quello infermieristico della ormai chiusa medicina d’urgenza che è stato assegnato in parte all’assistenza di questi pazienti, in parte a coprire le carenze dell’organico paramedico del pronto soccorso. Dove per sopperire alla carenza di medici si continuano a utilizzare prevalentemente i sanitari del dipartimento di scienze mediche, in particolare della medicina e della gastroenterologia, come denunciato da Amedeo Cecere, medico del Moscati e consigliere comunale indipendente in una mozione trasmessa al sindaco Ciaramella che sarà discussa nel consiglio di venerdì 20 novembre. Una scelta operativa che, come sottolineato da Cecere, sguarnisce i reparti creando riduzione dell’attività di degenza ordinaria e affanno all’intero ospedale. Aspettando l’arrivo di rinforzi al pronto soccorso, previsti dal commissario straordinario dell’Azienda sanitaria che ha bandito un avviso pubblico proprio per assumere tre medici per il pronto soccorso del Moscati, gli operatori della medicina generale considerano possibile migliorare da subito le condizioni assistenziali trasferendo la divisione dall’attuale quarto piano, dove occupa locali che considerano privi dei requisiti minimi strutturali di legge, al piano terra nei locali lasciati liberi dalla medicina d’urgenza.

“Presenteremo – anticipano – una proposta in tal senso alla direzione del nosocomio”. “C’è da dire – aggiungono – che l’attuazione, comporterebbe una riduzione di posti letto dal momento che i locali della medicina d’urgenza possono ospitare un massimo di 15 pazienti. Ma, almeno avremmo stanze a norma, la possibilità di garantire la giusta assistenza, anche alberghiera, e personale numericamente sufficiente”. “C’è solo da sperare – concludono – che la proposta venga accettata”.

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