Convention Pd, parlano i tre candidati. Franceschini: “Berlusconi ominicchio”

di Redazione

da sin. Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio MarinoROMA. I tre aspiranti segretari del Pd, Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino sono intervenuti alla convenzione nazionale del partito a Roma, che precede le primarie del 25 ottobre.

A salire per primo sul palco il ‘vincitore’ della prima fase, quella che ha visto votare la ‘base’ del partito, ossia i circoli territoriali. Per l’ex ministro ci sono “tre cose da fare: rinnovare e rafforzare noi stessi, riaprire il cantiere dell’Ulivo con movimenti politici e civici disposti al dialogo con noi; lavorare per un quadro ampio di alleanze politiche”. “Non bisogna però puntare – ha proseguito Bersani – al partito di un uomo solo, ma alle idee di molti, non vogliamo fare da soli nè ci immaginiamo da soli nel futuro. Penso anzi che dobbiamo proporre già con il nostro congresso ampie alleanze democratiche e di progresso per le prossime elezioni regionali”. Anzi, avverte Bersani, “chi nel partito pensasse di fare da solo lucrando qualcosa sulla divisione delle forze di opposizione se ne prenderebbe la responsabilità”.

A prendere la parola, poi, il segretario uscente Dario Franceschini, che ha parlato anch’egli di un’azione unitaria, e per il quale “oggi siamo un partito, nel senso più autentico della parola. Partito non è una parola di cui vergognarsi. È una parola che trasmette forza, che trasmette energia”. “L’onore e l’orgoglio – ha aggiunto – più grande è essere stati chiamati a servire il proprio partito quando tutto sembra perduto. Quello è il momento in cui fare un passo avanti per dire sono qua, ci proverò e ce la faremo a salvare il nostro partito”.

Franceschini ha contestato l’azione del governo Berlusconi, accusandolo in particolare di “occultare” la crisi economica invece che affrontarla. E ha duramente criticato il premier per la frase rifilata a Rosy Bindi durante la puntata di Porta a Porta (“Lei è più bella che intelligente”). Per il segretario uscente del Pd “Berlusconi, se offende Rosy e tutte le donne italiane, è un ominicchio. E questo – ha sottolineato – non è antiberlusconismo, ma dire la verità”.

Infine, una frecciatina al ‘dissidente’ Francesco Rutelli, ultimamente in sintonia con i centristi: “C’è qualcuno che lavora per far nascere un centro in alternativa a Berlusconi. Ma questo centro va stabilmente a destra e noi restiamo all’opposizione per 35 anni. Non vorrei che il risultato del contrasto alla vocazione maggioritaria fosse di farci diventare un partito a vocazione minoritaria”

E’ stata infine la volta dell’outside Ignazio Marino, che ha insistito sulla necessità di adottare la laicità “come criterio per le scelte del partito”. “I nostri militanti – ha detto Marino- non hanno idee così diverse tra loro, sono i gruppi dirigenti che litigano e che mostrano divisioni che nulla hanno a che vedere con ciò che crediamo e molto a che vedere con le posizioni che ricoprono”. “Il mio ruolo e di tutti coloro che mi hanno sostenuto – ha sottolineato – qualunque sarà il risultato del congresso, è quello di contribuire a un rinnovamento radicale io credo che l’antipolitica sia da contrastare, ma dobbiamo iniziare da noi”. Marino ha detto di temere “un partito che non decide e non incide, perchè troppi sono gli equilibri o gli equilibrismi dettati dalle correnti e dai personalismi”.

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