Brunetta: “Anche la strage di Messina è colpa della cattiva Italia”

di Redazione

Renato Brunetta SAINT VINCENT.“Le cose successe in Sicilia sono il frutto della cattiva Italia, della nostra cattiva coscienza, a partire della politica, ma collettiva”.

Lo afferma il ministroRenato Brunetta chelancia la sua proposta: un’assicurazione obbligatoria per le catastrofi naturali che obblighi proprietari, costruttori, amministrazioni alla trasparenza su dove si costruisce e su come lo si fa. “Un assicuratore – osserva Brunetta a Saint Vincent, durante la giornata conclusiva del convegno organizzato dai democristiani del Pdl – non assicurerebbe mai un’edificio costruito sull’alveo di un fiume”.

Il ministro della Funzione Pubblica elenca tutti i “mali” che portano a tragedie simili: “Se costruisci la casa devi spendere il meno possibile, se sei costruttore metti sabbia nel cemento, se sei un politico approvi un piano regolatore che favorisce gli amici degli amici. Questa cattiva Italia è figlia nostra. E facciamoci questo esame di coscienza. E non facciamo ‘mea culpa, mea culpa’ e tutto finisce fino al prossimo disastro”.

Brunetta interviene anche nel dibattito sui rapporti tra media e politica. All’indomani della manifestazione di Roma sulla libertà di stampa, il ministro afferma che “se vogliamo raccogliere la sfida della piazza, questa sfida va rivolta a tutti i giornali che dovrebbero cominciare a pubblicare la proprietà, gli amministratori e tutti i conflitti di interesse che quella proprietà e quegli amministratori hanno nei confronti degli argomenti trattati”. Poi il ministro chiede che all’inizio di tutti i programmi della Rai insieme al nome dei giornalisti sia reso noto anche l’ammontare degli stipendi.

Brunetta spiega che questa “operazione trasparenza” dovrebbe prevedere anche la pubblicità delle querele che ciascuna trasmissione ha ricevuto, compreso l’esito dei giudizi. “Continuiamo a pagare noi i costi del risarcimento – ha sottolineato – e questo non è giusto. Dobbiamo introdurre il principio della trasparenza come il “Mastro Lindo” dell’ipocrisia. Io non permetto che un giornalista mi accusi di appartenere alla ‘casta’ se poi guadagna dieci volte il mio stipendio. Tutto questo è imbarbarimento del paese”.

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