Il fidanzato è cattolico: giovane marocchina uccisa dal padre

di Redazione

 Sanaa DafaniPORDENONE. E’ morta dissanguata dopo essere stata accoltellata dal padre, che l’aveva sopresa in auto con il fidanzato.

Vittima una diciottenne di origine marocchina, trovata senza vita in un boschetto di Monte­reale Valcellina, in provincia di Pordenone, dove si era riparata per sfuggire alla furia del genitore. Un delitto dietro il quale potrebbero esserci motivi religiosi. Sanaa Dafani, questo il nome della ragazza, da circa cinque mesi era fidanzata con Massimo De Bia­sio, 31 anni, socio del ristorante “La Spia”, dove la diciottenne lavorava come cameriera. Ma il padre di lei, El Katawi Dafani, 45 anni, aiuto cuoco in un ristorante di Pordenone, si era opposto alla relazione.

Intorno alle 19 di martedì, ha notato i due giovani in un’Audi e si è avvicinato loro armato di coltello. La ragazza ha cercato di fuggire ma l’uomo l’ha colpita alla gola. Poi la fuga nel boschetto dove Sanaa è morta. De Biasio, invece,ha riportato delle ferite all’addome e alle mani, ma si è salvato ed ha allertato le forze dell’ordine.

Il marocchino èstato fermato dai carabinieri, si stava cambiando gli abiti, cercando di far sparire le tracce di sangue.Interrogato tutta la notte, prima il silenzio assoluto, poi ha iniziato a rispondere alle domande. Dalle sue risposte i militari hanno ricavato la conferma della sua presenza sul luogo del delitto e alcune contraddizioni che potrebbro avvalorare lo scenario ricostruito sulla base di testimonianze di persone che conoscevano e frequentavano la coppia di giovani. Questi, infatti, raccontano che l’uomo non voleva accettare il fidanzamento non solo per l’età di De Biasio, di 13 anni più grande della figlia, ma anche perchè il giovane è cattolico. La situazione si era fatta talmente tesa che la diciottenne era andata a vivere da qualche settimana con il fidanzato, scelta in contrasto con lo stile di vita musulmano.

Decine di carabinieri, intanto, stanno setacciando il boschetto alla ricerca del coltello con il quale Dafani ha ucciso la figlia. Gli investigatori sono convinti che l’uomo si sia liberato dell’arma subito dopo il delitto lasciandola nel bosco. Il ritrovamento del coltello è giudicato particolarmente importante dagli investigatori perché consentirebbe di rilevare numerosi elementi per confermare, o meno, la ricostruzione del delitto.

Il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio di Sanaa. “Un delitto orribile, disumano, inconcepibile, frutto di una assurda guerra di religione che è arrivata fin dentro le nostre case. Per questa ragione chiederò all’Avvocatura dello Stato di potermi costituire parte civile nel processo, non appena sarà iniziato” ha spiegato il ministro.

Il sindaco di Azzano Decimo, il leghista En­zo Bortolotti, si dice sdegnato: “Un altro caso Hina che dimo­stra l’impossibilità di integra­zione con la cultura islamica”.

Hina Saleem, 20 anni, pachistana, venne uccisa a coltellate l’11 agosto del 2006 e seppellita nel giardino della casa dei genitori a Sarezzo, in provincia di Brescia. La sua “colpa” fu diessere fidanzata con un ragazzo italiano e di voler vivere all’occidentale. Per l’omicidio furono condannati il padre, i suoi due cognati e lo zio.

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