Ospedale, chiude di fatto la Medicina d’Urgenza

di Antonio Arduino

Medicina d'Urgenza AVERSA. Per mancanza di personale, senza una comunicazione ufficiale, chiude di fatto il reparto di Medicina d’Urgenza parte integrante dell’Unità operativa di Pronto Soccorso.

Quattro dei sei pazienti ricoverati nei sei posti letti disponibili sono stati trasferiti in Rianimazione, due nella divisione di Medicina. Dove, nella mattinata di lunedì, per mancanza di posti letto ben quattro ricoverati sono stati ospitati su altrettante barelle.

A darne notizia sono proprio gli operatori della Medicina che avevano previsto, in tempi non sospetti, la possibilità di una grave riduzione dell’assistenza al Moscati. Lo avevano fatto con una nota firmata tra gli altri dai direttori del dipartimento di Scienze Mediche, dell’unità operativa complessa di Medicina e dell’unità operativa semplice di Pneumologia, inviata anche al Prefetto di Caserta, in cui ipotizzavano la possibilità di una “grave ed evidente riduzione dell’attività di degenza ordinaria e relativa congestione dell’Ospedale” conseguente proprio alla grave carenza dell’organico sanitario dell’Unità operativa di pronto soccorso e medicina di urgenza.

 La previsione è diventata realtà. Una realtà che ci auguriamo resti unica. Ma non basta. La mancanza di personale sta rendendo ancora più difficile il già difficile lavoro degli operatori impegnati nel pronto soccorso, al punto che per prevenire reazioni di intolleranza da parte di pazienti in attesa, come quelle avvenute nei giorni passati, è stato necessario esporre un avvisto, anonimo,diretto all’utenza che recita testualmente: “A causa di una grave carenza di personale medico e infermieristico i tempi di attesa potrebbero essere lunghi, questo per garantire l’assistenza immediata ai casi più urgenti”.

Una scelta difficile per gli operatori di un pronto soccorso che deve dare risposta ad oltre 300 richieste di assistenza ogni giorno considerate tutte urgenti dagli interessati. Che, per far valere la loro idea, spesso vanno ben oltre l’elevare il tono della voce, rendendo estremamente difficile e rischiosa l’attività degli addetti a un servizio di primo impatto in un territorio di frontiera, qual è l’hinterland aversano e quello napoletano che gravitano entrambi sull’ospedale Moscati. Da qui le innumerevoli richieste di trasferimento e l’assenza di domande d’assunzione, sia pure con rapporto a termine, da parte degli specialisti che vanno sempre più riducendosi nel numero a scapito dell’assistenza.

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