Boss di Sessa Aurunca evade dalla clinica: arrestato

di Redazione

 SESSA AURUNCA. Sei mesi di reclusione, è la condanna che il giudice del tribunale di Roma ha inflitto al boss Alberto Andreoli di Sessa Aurunca per essersi allontanato dalla clinica dove era stato posto per gravi motivi di salute.

E’ stato colto in flagranza di reato a bordo di un’auto in compagnia di una donna lo scorso 11 agosto a Roma.

Andreoli, 44 anni, è affiliato al clan camorristico degli “Esposito-Muzzoni” che agiscea Sessa Aurunca e nel basso Lazio. E’ stato condannato in primo grado dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 24 anni di reclusione nel processo dove sono stati contestati i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e per traffico armi. Era stato posto in stato di detenzione insieme a 18 persone nel 2005.

Nel clan, secondo quanto ricostruito dai sostituti procuratori Raffaele Marino della Dda di Napoli, e Matilde Brancaccio della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, gli emergenti erano lo stesso Andreoli, Orlando Ponticelli e Domenico Camposano, ritenuti in un primo momento personaggi di secondo piano, mentre Nicola Alfiero avrebbe svolto un ruolo di raccordo tra i clan dei “Muzzoni” e quelli attivi nei paesi limitrofi, tra cui quelli facenti capi ai La Torre e ai Casalesi.

L’organizzazione malavitosa, per quanto riguarda lo spaccio della droga, oltre ad operare nel territorio di Sessa Aurunca e dei comuni limitrofi, secondo gli inquirenti aveva creato una vera e propria “filiale” nel Nord Italia, ed in particolar modo nelle provincia di Mantova ed aveva allacciato rapporti con le cosche della ‘ndrangheta’ calabrese.

L’indagine ha riguardato fatti avvenuti tra il 2001 ed il 2004. A rafforzare le ipotesi investigative non solo i riscontri avuti dalle intercettazioni telefoniche ma le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia. L’Andreoli dopo un periodo di detenzione nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere, Roma e Lanciano nel 2007 era stato ammesso , per gravi motivi di salute, alla detenzione domiciliare, prima presso l’abitazione di Fabbrica di Roma , ed in seguito presso una clinica della capitale.

Gli investigatori della Squadra Mobile sospettavano da tempo che Andreoli si concedeva frequenti assenze dalla struttura sanitaria e che progettasse di rendersi irreperibile immediatamente prima che la pesante condanna divenisse definitiva.Dopo il giudizio per direttissima e la condanna,è stato rinchiuso nel carcere di Regina Coeli.

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