Prof insultata su Facebook: denunciati 5 minorenni

di Antonio Taglialatela

 PIACENZA. I reati di diffamazione su internet sono ormai all’ordine del giorno. Dopo iniziali incertezze che ostacolavano i procedimenti giudiziari,nei quali si invocavala “libertà di espressione”, sembra che finalmente la magistratura stia prendendo la giusta piega.

Libertà di parola si, anche nell’anonimato che favorisce la Rete,ma nel rispetto delle regole del vivere civile e della privacy. In caso contrario è reato.

L’ultimo caso arriva da Piacenza dove cinque minorenni sono stati denunciati per aver aperto un gruppo su Facebook in cui insultavano una loro ex insegnante di una scuola media. La polizia è riuscita a rintracciarli tramite l’indirizzo Ip del computer. Coinvolto ancheun sesto ragazzino, che però non è stato denunciatopoiché all’epoca dei fatti aveva meno di 14 anni. Una denuncia alla quale, vista l’età dei figli,dovranno rispondere i genitori, che rischiano anche di pagare un lauto risarcimento alla docente. I magistrati potrebbero decidere per una punizione esemplare, anche per dare un segnale concreto agli utenti del web che, dietro anonimato, diffamano senza essere consapevoli di poter venire rintracciati e condannati.

Ma questo non riguarda soltantoragazzini cheinsultano i professori, bensì chiunque venga leso a livello personale e professionale.

Un esempio che ha fatto il giro del mondo è quello della modella canadese Liskula Cohen che ha vinto una battaglia legale negli Stati Uniti per sapere l’identita del proprietario diun blog su cui venivano pubblicati insulti alla sua persona, come”Psicotica e bugiarda”, “scorfano” e “donna dai facili costumi”. Il giudice di Manhattan Joan Maden ha dato ragione alla top di Vogue di 36 anni e ha ordinato a Google, che ospita il dominio del blog attraverso la piattaforma Blogger.com, di dare le informazioni necessarie per intentare la causa per diffamazione. A nulla è servita l’obiezione che “i blog sono dei moderni forum per esprimere opinioni del tutto personali”. Il magistrato, infatti, ha replicato: “La protezione del diritto di comunicare anonimamente deve essere bilanciata dall’esigenza di assicurare che le persone che scelgono di abusare di questo mezzo possano rispondere di una trasgressione”. “Non vediamo l’ora di sapere chi è questo codardo”, ha spiegato l’avvocato della modella,Steven Wagner, per il quale “Internet non è un posto dove diffamare liberamente la gente. Questo cambierà il modo in cui alcuni si comportano in Rete”.

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