“Patto Mafia-Carabinieri”. La politica condanna Giorgio Bocca

di Redazione

Giorgio BoccaROMA. Levata di scudi bipartisan (con qualche precisazione da parte di Idv) contro Giorgio Bocca. Il quale ha scritto – nella sua rubrica “L’Antitaliano” sul settimanale L’Espresso – che in Sicilia esiste un “patto di coesistenza sul territorio” fra mafia, Chiesa e carabinieri.

Un’accusa respinta prontamente da Comando generale dell’Arma, al quale sono giunti messaggi di solidarietà da tutto il mondo politico. Nel suo articolo, Bocca ha sostenuto che “i carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che in Sicilia un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. È naturale, allora, che si creino delle tacite regole di coesistenza”. In pratica, il giornalista ha chiamato in causa la mancata perquisizione del covo di Totò Riina. “Una ragione del comportamento speciale – ha sostenuto – della più efficiente polizia italiana verso la mafia c’è ed è evidente: i carabinieri, come la mafia, non sono qualcosa di ostile alla società siciliana, fanno parte e parte fondamentale, del patto di coesistenza sul territorio, di controllo del territorio condiviso con la Chiesa e con la mafia. In ogni paese siciliano, accanto alla chiesa e al parroco, c’è una caserma dei carabinieri e una cosca mafiosa”. Ma per Bocca non finisce qui. “Eppure – ha scritto – la maggioranza degli italiani non se ne vuol convincere rifiuta di crederlo e quando il capo della mafia Totò Riina fa sapere che l’assassinio del giudice Paolo Borsellino è stato voluto o vi hanno partecipato i tutori dell’ordine, ufficiali dei carabinieri o servizi speciali, il buon italiano si dice è l’ultima scellerataggine di Riina, mette male nel nostro virtuoso sistema sociale”.

La risposta del Comando generale dell’Arma dei carabinieri è arrivata a stretto giro di posta: si tratta di “ingiustificate e infamanti accuse che si risolvono nella delegittimazione dell’operato di fedeli servitori dello Stato”. È “sconcertante”, ha sottolineato il Comando generale, il modo in cui “si proietta l’ombra della collusione e della pavidità sui carabinieri che operano in Sicilia”. Un’ombra che “il Comando generale respinge con fermezza e con indignazione. Basterebbe a confutarla la menzione dei 33 caduti per mano della mafia, tra i quali il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sorprendentemente accostato a figure come Totò Riina e Massimo Ciancimino, entrambi arrestati dai carabinieri”. Il Comando della Benemerita ha sottolineato che “il carabiniere è pienamente consapevole del rischio che corre ed è invero ‘innaturale’ insinuare che risponda a ‘tacite regole di coesistenza’, perché obbedisce con coraggio e lealtà unicamente all’imperativo del dovere, per la difesa della legalità e l’affermazione del bene comune. E sulla via di quel dovere – ha ricordato il Comando generale – muore a Palermo come a Monreale, a Vicenza come a Pagani, a Platì come a Nassyria, a Torre di Palidoro come alle Fosse Ardeatine”.

Ai carabinieri è arrivata la solidarietà delle principali forze politiche di maggioranza e opposizione. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa – interpellato dall’Ansa – si è detto “indignato” per le “farneticazioni” di Bocca. Una “solidarietà e stima incondizionata” per i carabinieri, quella del ministro, che è, come ha spiegato, “ovvia ma non è sufficiente. Credo – ha sottolineato – che occorra l’indignazione verso chi, come Giorgio Bocca, non ha esitazioni ad infangare una delle principali, se non la principale, eccellenza italiana riconosciuta come tale nel mondo”. La Russa ha poi annunciato che domani, in un incontro previsto a Napoli, esprimerà di persona al comandante dei carabinieri, generale Leonardo Gallitelli, la sua “vicinanza” all’Arma. Il capogruppo della Lega Nord in commissione Difesa del Senato, Giovanni Torri, ha dichiarato: “Ricordiamoci di Giorgio Bocca, aderente al Gruppo universitario fascista (Guf) e firmatario del Manifesto sulla Razza del 1938. Quello che ha fatto dopo, camaleonticamente, non interessa”.

“E ciò che ha scritto oggi sull’Espresso – ha concluso l’esponente del Carroccio -, così come fece nel 1971 firmando l’appello sullo stesso settimanale contro il commissario Calabresi, è un’onta più sulla sua persona che non sulla nobile storia dei carabinieri”. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, in un intervento che sarà pubblicato domani sul quotidiano Il Tempo ha annunciato che “le parole di Bocca meritano un seguito in tribunale. Me ne farò promotore con tutti i carabinieri ed ex carabinieri che si vorranno associare alla denuncia. Bocca ha offeso tutti i carabinieri di ieri e di oggi, i trentatre appartenenti all’Arma uccisi dalla mafia”. Per Gasparri, “se Bocca riuscisse a capire i fatti si renderebbe conto che le cose sono all’opposto di quanto scrive, o meglio, delira”. Secondo la parlamentare del Pdl Isabella Bertolini “I carabinieri sono da sempre il simbolo della fedeltà e della abnegazione. Qualità che hanno pagato in prima persona in Italia e all’estero”. Secco il ministro per l’Attuazione del programma di governo Gianfranco Rotondi: “Con tutto il rispetto per Giorgio Bocca, ma questa volta ha steccato. Chieda scusa all’Arma”. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha definito l’articolo “infame” e ha invitato “tutto il Paese” a stringersi “in ogni sua componente, maggioranza e opposizione, intorno all’Arma dei Carabinieri nel ricordo dell’alto prezzo pagato per combattere la mafia e la criminalità”.

Per il Pd è intervenuto Marco Minniti, che ha definito “opportuno e giusto il comunicato diffuso dal Comando generale dell’Arma”. Secondo l’esponente del Pd, “si può discutere di tutto. Si continui come si sta facendo a indagare su periodi tra i più dolorosi ed oscuri della storia repubblicana, ma la consapevolezza che l’Arma dei Carabinieri costituisca e abbia costituito nel passato un pilastro fondamentale nell’azione di contrasto contro le mafie non può essere messa in discussione”. Dal suo sito personale il portavoce di Idv Leoluca Orlando, dopo aver espresso gratitudine verso i carabinieri e stupore per l’articolo di Bocca, ha scritto: “Desta, però, non minore stupore, e costituisce mancanza di rispetto per quanti hanno fatto e fanno il proprio dovere, il reagire all’articolo di Giorgio Bocca con una difesa di ufficio tutti e di ciascuno”. Per Orlando “è doveroso non ignorare la verità storica”, che Bocca “ha espresso, in maniera chiara e radicale”. “La mafia – ha detto Orlando – in Sicilia si è avvalsa di lacune ed omissioni di uomini di Chiesa e di esponenti delle forze dell’ordine, non soltanto di carabinieri. Talora uomini di Chiesa ed esponenti delle forze dell’ordine hanno varcato la soglia della legalità, configurando ipotesi di vera e propria complicità, quale risulta, peraltro – ha concluso -, da numerosi riscontri in sede giudiziaria e in atti di Commissioni di inchiesta”.

Da “Il Velino” (red/mlm) 13.08.09

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