Il “notaio”, ovvero la volontà popolare

di Redazione

TRENTOLA DUCENTA. E’ incredibile, ma la volontà popolare a Trentola Ducenta la si riesce ad esprimere solo davanti al notaio.

Per la seconda volta consecutiva, in verità la prima riuscita, la seconda ancora in essere, i componenti dell’amministrazione comunale di Trentola Ducenta, ovvero i consiglieri comunali, invece di chiamare a raccolta i propri elettori e rendere pubblica una volontà, legittima per carità, ma pur sempre una volontà politica, quindi espressione in ambito democratico di una partecipazione di idee, si danno appuntamento dal notaio e cercano di dar vita ad un cartello, sul quale con firma autografata e certificata proprio dal signor notaio, si decide la fine di una legislatura.

Ma alcune domande sono d’obbligo: “Non dovrebbe essere la sede del consiglio comunale, il luogo nel quale consumare tale atto? Perché si ricorre ad un tale sistema? Paura di parlare? Paura che gli amici firmatari cambino opinione? Non basterebbe un semplice accordo tra partiti ed una stretta di mano così come si usa fare tra la gente d’onore? Non sarebbe ancora più giusto elencare con un pubblico manifesto gli errori e le mancate promesse di Nicola Pagano?”.

Tutto questo per la seconda volta in poco più di due anni non avviene ed addirittura alcuni consiglieri che ieri avevano sfiduciato Griffo dalla sua carica di sindaco, oggi firmano con Griffo l’atto notarile per far fuori Nicola Pagano, attuale sindaco della città. Scusateci ma crediamo che la formula scelta e la coalizione creata, ancora una volta sia un fatto privato di pochi cittadini (i consiglieri comunali), che poco hanno a che fare con la gente qualunque, che resta ancora una volta a guardare, silente, delle storture di una politica che da queste parti non riesce proprio a diventare democrazia dell’essere e del fare.

Nel frattempo, in città le polemiche sul fatto che Nicola Grassia abbia ritirato la propria volontà (firma) dal patto notarile, si fanno ardenti. Proprio l’esponente del Pdl Michele Griffo scende in campo per lanciare strali contro i fratelli Grassia, visto che fa intravedere con proprie dichiarazioni alla stampa che il passo indietro di Nicola Grassia sia il frutto di un compromesso che formalizzava la dirigenza di un ufficio comunale per il fratello. Illazioni o verità, ancora una volta un esempio di democrazia offuscata, ma da queste parti ci si è abituati a vivere così.

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