Vigilantes Interporto Maddaloni-Marcianise, interviene Patrelli (SL)

di Redazione

 MADDALONI. E’ diventata prassi consolidata. Non passa un giorno che sentiamo dai telegiornali che annunciano cassa integrazione e licenziamenti a tutto spiano.

La crisi economica che ha colpito la provincia di Caserta ed in particolare Maddaloni ha iniziato a percorrere le stradi del mondo reale e inizia a mietere altre vittime. La perdita del lavoro produce la ricerca delle responsabilità che inevitabilmente si ricercano non in processi macro economici deleteri ma in quel vicino che un posto ancora lo ha. Inesorabile inizia la guerra tra i poveri che purtroppo è già in atto.

La vicenda dei vigilantes in servizio nell’area dell’Interporto Maddaloni-Marcianise assume toni più ampi della semplice vicenda sindacale, dove un’azienda che ha beneficiato tutto il possibile ribadisce la necessità di un taglio orario per confermare il rapporto di lavoro. Oggi si presenta un quadro della situazione nel quale si innestano varie questioni, a partire da quella primaria, originata dalla decisione, datata 2004, con la quale l’Ise, previa autorizzazione prefettizia, istituì un settore interno di vigilanza armata.

In queste ore molti cittadini e qualche politico distratto si interrogano sulla natura di questa autorizzazione, dalla quale conseguì l’assunzione clientelare di guardie armate, a tempo determinato e a tempo indeterminato, quasi come se la società del Gruppo Barletta fosse un istituto di vigilanza. Seconda questione: l’Ise ha finora messo nero su bianco, in atti consegnati probabilmente anche in prefettura e controfirmati dai sindacati, le sue difficoltà,nate dopo l’interruzione delle commesse ricevute nell’area, per esempio dal Gruppo Coiro, che gestisce il centro commerciale Campania. Commesse per servizi di vigilanza effettuati dalle “sue” guardie. Un’attività consentita, quella di offrire a terzi, a pagamento, servizi che la prefettura ha probabilmente autorizzato come da svolgersi per la salvaguardia e la tutela dei propri beni?

Terza questione, sulla quale non è improbabile che voglia vederci chiaro e più approfonditamente anche la prefettura di Caserta, specialmente alla luce della mutata normativa sui servizi di vigilanza, modificata solo l’anno scorso: che rapporti ci sono stati tra l’Ise spa e la Silpres Vigilanza srl di Livorno che ora fa vigilanza nel centro Campania? E’ vero che alcuni degli ex dipendenti dell’Ise spa sono stati assorbiti dall’istituto livornese? E, innanzitutto, tutte le procedure previste dalla nuova normativa, relative ai servizi di vigilanza svolti in province diverse, sono state esaustivamente assolte, con il coinvolgimento di tutte le prefetture competenti?

Oggi la città di Maddaloni dopo 13 anni di false aspettative riceve dall’Ise questo ennesimo affronto . Questa città che grazie ad una classe politica poco attenta che ha elemosinato miserevoli posti, peraltro tutti di basso profilo, senza alcun impatto significativo sulle dinamiche occupazionali del territorio, del lavoro giovanile e ad alto contenuto professionale. Pochi pietosi posti che hanno coinvolto i pochi segnalati di turno, mentre la stragrande maggioranza attende a tutt’oggi la speranza di una vita migliore. Oggi assistiamo alla solita farsa, che diventa un dramma per 12 famiglie, messa in atto da una società incapace e menefreghista rispetto all’accordo programmatico sottoscritto nel lontano 1996, ed alla quale questa Amministrazione nella speranza di uno sbocco occupazionale, ha dato ulteriore fiducia con l’approvazione del Pua.

Oggi questa azienda si permette il lusso di negarsi al nostro Sindaco impegnato a perorare una giusta e meritevole causa dei 12 dipendenti. A questo punto Michele Farina a nome di tutta la città deve chiedere a questa azienda quali iniziative vorrà intraprendere affinché finalmente cominci a dare delle risposte che tutti aspettano per una crescita occupazionale e contemporaneamente un invito alle organizzazioni sindacali ad essere più serie per non indebolire inevitabilmente la posizione dei lavoratori che li ha resi sempre più vulnerabili agli attacchi dei vertici dell’Ise, che non stanno brillando certo per spirito d’iniziativa ed apertura al dialogo.

Davvero un peccato per questa grande struttura, che nell’ambito dell’intermodalità campana, è l’unico ad avere i requisiti richiesti per entrare a pieno titolo nell’elenco delle principali piattaforme intermodali nazionali insieme agli interporti di Bologna, Livorno, Orbassano, Padova, Parma, Rivalta Scrivia e Verona.

inviato da Germanico Patrelli, Sinistra e Libertà

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