G8, massima attenzione sulla crisi economica

di Gennaro Pacilio

Foto di gruppoL’AQUILA. Saranno numerosi e di rilievo i temi dell’attualità ai quali saranno dedicati i vari tavoli ai quali siederanno i leader del G8 e poi del G5 e poi gli altri – europei e africani – con i responsabili delle organizzazioni internazionali.

Una specie di Super-G8. Il dibattito attorno al futuro di un “club” che sotto la pressione della concorrenza globale è sempre meno rappresentativo, e che tuttavia conserva la sua indubbia autorevolezza, troverà una prima risposta proprio grazie alla Presidenza italiana. Sui temi dell’economia, dello sviluppo, del clima – i temi qualificanti di questo G8 – vi sarà un accordo tra gli 8 grandi il primo giorno, ma il secondo e il terzo gli accordi si rafforzeranno con la convergenza di Paesi come la Cina, l’India, il Brasile, il resto della Ue, il blocco africano, e Indonesia, Corea del Sud, Australia. Per la prima volta, il G8, conservando la sua snellezza ed efficacia, non solo si aprirà, ma si raccorderà adesso e in prospettiva con tutti gli altri Paesi rappresentativi. Sarà il Vertice dei 40 (29 leader-Paese, più i responsabili delle organizzazioni internazionali). Lo specchio del 90 per cento del Pianeta. Da questa impostazione discende una prima, decisiva, conseguenza.

Su temi come il contrasto ai cambiamenti climatici e la liberalizzazione del commercio internazionale, sui quali finora il negoziato versava in una penosa fase di stallo per via del conflitto tra “blocchi” (Europa, Usa ed Economie emergenti), si ripartirà da L’Aquila con obiettivi e tempi certi e impegni comuni. E, soprattutto, col coinvolgimento di tutti. Il Presidente della Commissione Ue, il portoghese José Manuel Barroso, lo ha detto a chiare lettere: “Il G8 de L’Aquila sarà il vertice della Solidarietà”.

Lontani dalla ipocrisie, dal malcostume e dall’approssimazione, la Presidenza italiana punta a un paio di grandi risultati. Il primo è mettere a disposizione della “Food Security”, la sicurezza alimentare – ossia la lotta alla fame nel mondo che passa attraverso la ricerca e gli incentivi allo sviluppo agricolo – una cifra consistente che sia il segnale concreto della responsabilità che si assumono i Paesi industrializzati verso quelli più poveri, verso l’Africa in particolare. Il secondo, che è ancora più importante, sarà il varo di una nuova filosofia dello sviluppo che mette la persona, e non più i governi, al centro della solidarietà. L’aiuto pubblico allo sviluppo non basta, va coordinato con tutti gli altri soggetti, anche privati, e deve adottare strumenti innovativi come la De-Tax (una quota di Iva da destinare a progetti di sviluppo), incentivi all’ingresso nel circuito globale (al credito e ai mercati) e meccanismi di verifica del mantenimento degli impegni per i Paesi donatori come per i beneficiari.

Altri importanti accordi sono previsti, come quello sull’accesso all’acqua. Il G8 de L’Aquila cade in un momento davvero particolare. Il mondo è frustrato dagli effetti della crisi, una crisi dalla quale si sta cominciando a uscire ma che ha prodotto gravi conseguenze. Il mondo è frustrato anche dalla persistente instabilità in alcune aree strategiche del mondo (Medio Oriente e Afghanistan-Pakistan) e dalla minaccia nucleare (Corea del Nord e Iran).

Una così nutrita presenza di Leader, come probabilmente nella storia non si è mai vista, garantisce che tutti i temi caldi vengano affrontati e quindi che le dichiarazioni finali siano realmente significative. Ne uscirà riguardo all’economia un bilancio della crisi e un messaggio di fiducia, e sui temi internazionali uno slancio verso il futuro fra l’altro sulla non-proliferazione (se non addirittura il disarmo) e in generale sui percorsi della pace e stabilità.

Un’attenzione speciale sarà dedicata alla dimensione sociale delle crisi in corso, e alle misure di protezione dei più deboli e dei più poveri. La stessa localizzazione del Vertice, in una zona terremotata e non in un’isola di vacanza, è la plastica dimostrazione del messaggio fondamentale che si intende lanciare. I leader si riuniscono in una cornice sobria, non più lontani dai problemi e dalle sofferenze dei cittadini, non più chiusi nelle loro “torri d’avorio”.

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