La Venerabile Suor Maria Serafina Micheli

di Redazione

 CASERTA. “Dal 3 luglio di quest’anno – scrive Giuseppe Vozza suor Maria Serafina Micheli può essere chiamata col titolo di Venerabile, a seguito del riconoscimento delle virtù eroiche da parte del papa Benedetto XVI”.

“Diamo questa notizia perché suor Maria Serafina è strettamente legata al nostro paese, Casolla. Infatti, pur essendo originaria del Trentino è proprio a Casolla che codificò il suo amore per Dio fondando il convento delle Suore degli Angeli. Ma andiamo con ordine. La Venerabile nacque ad Imèr, attualmente in provincia di Trento, allora, come tutto il Trentino-Alto-Adige, facente parte del Regno Austro-Ungarico. Al secolo si chiamava Clotilde Micheli ed era nata, per l’appunto, ad Imèr l’11 settembre 1849 da Domenico Micheli e Anna Maria Orsingher. Il giorno dopo riceveva il sacramento del battesimo. Nell’aprile del 1859 riceveva la prima comunione. La sua era una famiglia cattolicissima ed in ogni momento della sua vita ed in ogni luogo dava prova di quella profonda formazione. Di Lei si ama ricordare che quando provvedeva a pulire l’altare, mettendovi tovaglie o fiori, non passava mai davanti al Tabernacolo, perché là si conserva l’Eucaristia, per cui si deve discendere da un lato e salire dall’altro. A tale proposito ricordava: “Quel posto è riservato solo al sacerdote che celebra il sacrificio della S. Messa o amministra l’Eucarestia”. Come pure non gettava mai i fiori vecchi o appassiti che avevano avuto l’onore di restare innanzi al SS. Sacramento, ma, dopo averli fatti passare nel suo privato altarino in casa, li bruciava; a tale proposito così ammoniva: “Non deve finire nell’immondizia ciò che è stato così dappresso a Gesù”. Insomma un grande e semplice insegnamento della devozione che Lei aveva per Gesù.

Ben poco sappiamo dell’infanzia e della giovinezza di Clotilde. Sappiamo, però, che il suo fervore spirituale era grandissimo: qualsiasi cosa facesse era sempre indirizzata a glorificare Dio. Non aveva ancora venti anni che nel 1867 ebbe la visione della Madonna, che, come già era apparsa a sua sorella Fortunata, così anche a Lei chiese di fondare un nuovo istituto religioso e che Lei avrebbe dovuto prendere il seguente nome: suor Maria Serafina degli Angeli. Clotilde iniziò a girovagare un po’ in tutta Italia: non pochi furono quella che la derisero prendendola per visionaria. Nel 1887 si recò a Roma dove vestì l’abito delle suore Immacolatine, divenendo Madre Superiora del convento di Sgurgola. Nel 1890 arrivò a Piedimonte d’Alife ritenendo che si fossero avverate le condizioni per fondare un nuovo convento; purtroppo, i tempi non erano ancora maturi. Il padre spirituale don Berardo Atonna Le consigliò di recarsi a Caserta in attesa degli sviluppi della volontà divina. A Caserta Clotilde ed una sua consorella, suor Scolastica, furono ospitate presso una famiglia e tutte le mattine si recavano ad ascoltare la messa nella chiesetta di Santa Filomena, dove era parroco don Giovanni Zampella, originario di Casolla, che, dopo un po’, pensò bene di ospitarle nella sua casa a Casolla. Le due suore forestiere suscitarono notevole curiosità nei casollesi e principalmente in tre giovinette. La più grande di queste chiese al proprio genitore di ospitarle nella propria casa. Così le due suore dal 30 aprile 1891 trovarono ospitalità nella casa del dottor Marcellino Piazza. Delle tre giovinette due, Luisa e Rosa, erano sue figlie e l’altra, Filomena Scaringi, era loro amica. Le tre giovinette espressero in modo chiaro e serio il desiderio di vestire l’abito monacale e di fondare il nuovo ordine come desiderato da tempo immemore da Clotilde. A questa notizia l’allora vescovo di Caserta, mons. Enrico De’Rossi, subito accelerò la pratica per l’autorizzazione, tant’è che per il 28 giugno del 1891 fu stabilita la data della vestizione, che, però, non si ebbe a Casolla, ma a Briano, dove tuttora hanno sede le Suore degli Angeli. Dopo la vestizione, le cinque suore comunque fecero ritorno a Casolla ed il giorno dopo con un lunghissimo corteo formato da tutti i fedeli casollesi si portarono a San Pietro ad Montes, l’antica abbazia benedettina, per consacrare al primo papa e martire cristiano la propria comunità, ricorrendo in quel giorno la festività di San Pietro.

Tante furono le giovinette che entrarono a far parte del nuovo ordine monacale, che nel 1910 contava circa ottanta suore. Ben quindici furono gli istituti fondati da suor Maria Serafina, tre dei quali, però, furono chiusi prima della sua morte, avvenuta il 24 marzo 1911 a Faicchio, dove tuttora ha sede la casa madre. Una delle sue regole fondamentali fu la seguente: Una Suora degli Angeli deve essere pronta a dare la vita non solo per difendere e professare la verità del Vangelo e i diritti di Dio, ma anche per difendere ed obbedire alla Chiesa ed al Suo Capo Visibile, il Vicario di Cristo”.

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