Farina (Udc) propone unica Autority regionale sulle acque

di Redazione

Paolo FarinaCASERTA. I casertani, ai tempi di Saviano, sono abituati all’orrenda immagine delle proprie terre data dai media, così come allo sventolio di bandiere nere sul proprio mare, …

… ma chi avrebbe mai immaginato, dopo Gomorra, di dover fare da set ad un nuovo lungometraggio dal titolo: L’invasione dei vermi, dall’arenile al sottocute? Una sceneggiatura fantasy che, va subito detto, non trova riscontro nella realtà, poiché quei lombrichi che impazzano su YouTube sono probabilmente frutto delle dimenticanze di qualche pescatore e perchè non esiste alcun caso di infezioni con vermi. Tutto bene allora? Niente affatto.

Pur senza prospettare catastrofi naturali incombenti e che riguarderebbero la moria dei pesci, l’inquinamento dei molluschi o cos’altro, il litorale domizio è da anni in uno stato di abbandono e, pertanto, in continuo peggioramento. In mancanza di sostanziosi interventi esso è destinato a far da proscenio a fenomeni di morte biologica, erosione spinta e inquinamento diffuso con seri rischi per la salute di noi tutti, ma anche con il fantasma della bancarotta per tutti gli operatori del settore che continuano, in maniera folle ed eroica, ad alimentare l’offerta turistica locale.

Quando l’ormai ex presidente della Provincia s’inventò la delega assessoriale al litorale, sperammo avesse grandi progetti. A distanza di 4 anni, giudichiamo come inesistente l’apporto di quella classe politica anzi, se possibile, c’è stato un peggioramento dovuto al voluto blocco istituzionale dell’Ato 2 ed alla successiva invenzione dell’Ato 5: l’unico in Italia senza copertura finanziaria, senza sede, senza CdA. Tutto ciò per dare un contentino ai così detti “movimenti” impegnati contro la presunta privatizzazione dell’acqua, trucchetti che avevano già permesso all’astuto De Franciscis di vincere le elezioni provinciali pur rinunciando ad applicare una riforma sacrosanta che è attuata in modo efficace ovunque – a partire dalle “regioni rosse” – tranne che qui, dove piuttosto che realizzare il Sistema Idrico Integrato si è arrivati ad una scissione, inaspettata, indecifrabile e incomprensibilmente rivendicata come un successo dai parlamentari regionali casertani di maggioranza, ma soprattutto, rivelatasi inutile e infruttuosa. Ed è proprio nel comportamento schizofrenico dei vertici di Corso Trieste che ricade la maggior responsabilità di questa inerzia, per di più in una Regione che è amministrata dai suoi compagni da quasi due lustri, questo fallimento totale non è giustificabile. Proviamo a sintetizzarlo. Qual è lo stato dell’arte e perché la nostra porzione di Mar Tirreno è così lurida?

L’alto casertano è quasi interamente non depurato, così come il Beneventano. Comuni come Alife, Alvignano, Caianello, Caiazzo, Calvi Risorta (dove già due anni fa il Sindaco denunciava non funzionamento del depuratore comunale da almeno 4 (oggi 5) fino a quando l’Arpac non aveva fatto le analisi all’imbocco del Rivolo dei Lanzi (5 anni durante i quali un paese intero ha scaricato acque non trattate in un corso d’acqua), tutti i centri del Matese compreso Piedimonte, ma anche paesi come Cancello Arnone, Carinola, Cellole, Falciano del Massico, Mondragone, Riardo, Roccamonfina, Santa Maria La Fossa, Sessa Aurunca, Sparanise, Teano, non risultano allacciati a nessuno dei 4 impianti comprensoriali: Regi Lagni, Area Casertana, Napoli nord e Acerra, a causa del mancato completamento del PS3. Che ne è dunque degli impianti di depurazione comunali?

Sui 108 censiti tra il ‘97 ed il 2001 tra Napoli e Caserta: 20 sono semplici vasche Imohff e quindi inadatte a depurare, 46 sono in funzione, mentre 29 non lo sono, 15 risultano ancora in costruzione, 12 sono pronti ma mai entrati in esercizio e 6 sono in perenne fase di completamento e l’aspetto più grave è che a distanza di quasi 10 non si siano registrati miglioramenti di alcun genere. Cioè i Comuni non hanno investito un euro. Che fine fanno i reflui (urbani e industriali) prodotti? Si scarica allegramente in fiumi, torrenti e ruscelli, e lo si fa senza alcuna remora. Fosso Maltempo, Torrente Pisciarello, Alveo Carmignano, Fiumi Agnena, Savone e, naturalmente, Volturno e Garigliano, sono diventati fogne a cielo aperto e hanno come recapito il nostro mare. Quanto alle altre realtà, solo rari casi si ha il 100% dei reflui depurati, anzi in Comuni come Castel Volturno, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Teverola, siamo circa al 50%. Sarebbe davvero interessante sapere cosa ha fatto la Provincia di Caserta in questi 4 anni nei quali l’esule di Tuoro non solo ha colpevolmente taciuto sull’argomento, ma si è spesso lamentato di un Ato 2 dominato dai ”napoletani” (come se non avesse mai avuto voce nel suo CdA) e che poi si è limitato a sperare che l’Ato 5 funzionasse (come se non avesse brigato per la sua indipendenza), anni nei quali ha abilmente spostato il dibattito dall’inefficienza della sua amministrazione al problema, davvero da medioevo, della proprietà dell’acqua “casertana”. In un sistema complesso come quello attuale è quantomeno offensivo che qualche politico locale si arroghi il diritto di parlare di proprietà, quando egli stesso ha difeso per anni il sistema attuale come un moloch intoccabile e accelerando il collasso dell’ecosistema.

Per pura convenienza politica, il centrosinistra ha cavalcato la protesta demagogica contro ogni tentativo di uso razionale delle risorse idriche contro la necessità strutture più ampie (gli Ato, appunto) e meglio guidate. Purtroppo in mancanza di un tale riferimento, non è stato possibile esercitare la dovuta pressione sulla Regione perché sbloccasse i canoni della depurazione destinati alla Hydrogest, senza i quali le tristemente famose coclee dei depuratori non possono essere sostituite e sulla stessa Società perché facesse il proprio mettendoci i capitali promessi.

La recente proposta dell’onorevole Cosentino, al quale si è sorprendentemente accodato l’assessore Ganapini, che dà ragione anche all’opposizione pur di non mollare il suo cospicuo stipendio prima del tempo, di istituire un Commissario alla stregua di quanto fatto per il Sarno, ha serie ragioni di opportunità vista l’inefficienza dell’azione regionale soprattutto per il mancato prosieguo del disinquinamento del Golfo di Napoli (il PS3, appunto), avviato dalla Cas.Mez, che prevedeva anche il completamento del sistema dei Regi Lagni. Ma la politica può sempre delegare ai Generali.

La Regione deve obbligare il gestore a fare il suo dovere rimborsandogli il giusto fino alla rifunzionalizzazione degli impianti, aiutare i Comuni a depurare gli scarichi “urbani” fino ai limiti fissati dal D.Lgs. 152/06 e, infine, riformare la legge regionale, magari accorpano tutti gli Ato in un’unica Autority Regionale sulle Acque che sia separata dall’Assessorato all’Ambiente, oberato da rifiuti e quant’altro e che abbia l’autorevolezza politica per imporsi sui diversi gestori e, soprattutto, sui piccoli califfati locali.

Questa è la proposta dell’Udc, che si candida a governare questa Provincia, ma ci sembrano missioni impossibili per un Governatore concentrato solo sui propri destini ed una maggioranza che ha da tempo perso il favore dell’elettorato.

Paolo Farina (Responsabile Dipartimento Udc “Ambiente e Territorio”)

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