Referendum nullo: solo il 23% di affluenza

di Redazione

 ROMA. Storico flop per il Referendum sulla legge elettorale, annullato per non aver raggiunto il quorum del 50% più uno.

I dati definitivi relativi all’affluenza alle urne, resi noti dal Ministero dell’Interno, non lasciano praticamente dubbi: quelli relativi a circa 8.080 comuni sugli 8.100 interessati al voto indicano un’affluenza del 23 per cento circa per tutti e tre i quesiti.Si tratta del dato più basso da quando esiste il Referendum in Italia.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini non è stupito della scarsa affluenza alle urne per il referendum: “I quesiti erano troppo tecnici esicuramente c’è una certa stanchezza da parte degli elettori. Era prevedibile che fosse questo l’esito dei referendum, anche se mi dispiace dirlo». Emma Bonino dei Radicali commenta: “Come si pretendeva che la gente si appassionasse al referendum se tutti i media erano orientati al non raggiungimento del quorum?”. Esulta la Lega. “Messa come l’avevano messa, il risultato del referendum è una nostra vittoria” ha dettoRoberto Calderoli. “Per come era stato fatto – ha aggiunto il ministro per la Semplificazione – questo referendum era stato concepito per cercare di distruggere la Lega e perciò, visto il risultato, possiamo dire che è stata una vittoria della Lega”. Per il segretario del Prc, Paolo Ferrero “il dato politico è che gli italiani dicono no alla semplificazione bipartitica”. Dello stesso avviso il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, secondo il quale “il misero fallimento del referendum dimostra che il bipartitismo è stato bocciato”.

Pd e Pdl insistono ora sulla necessità di affidare al Parlamento il compito di rimettere mano alla legge elettorale. Il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, esponente dei democratici, saluta come “una buona notizia” il mancato raggiungimento del quorum nei referendum elettorali e legge nel risultato proprio la necessità di costruire ampie intese per la riforma della legge elettorale. Anche Massimo D’Alema auspica che “si possa tornare a discutere in Parlamento del sistema elettorale” apostrofando come “pessima” l’attuale legge in materia. Quanto al referendum, D’Alema è convinto che “l’istituto dovrebbe essere rivisitato: bisogna alzare il numero delle forme per renderlo agibile in situazioni straordinarie ed eliminare il quorum che è uno strumento per annullare il voto popolare”. Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, “la bassissima partecipazione al voto sta a dimostrare che gli italiani hanno valutato negativamente la possibilità di modificare artificiosamente ed in modo forzato con il referendum la legge elettorale che, evidentemente, come noi da sempre abbiamo sostenuto, gli elettori hanno valutato essere materia da affidare al Parlamento”.

“Le intimidazioni del ministro dell’Interno Maroni hanno funzionato: in molti seggi non volevano nemmeno dare le schede per far votare per i referendum”, accusa il presidente del Comitato promotore per i referendum, Giovanni Guzzetta. “In un seggio di Milano una signora si è sentita dire che siccome non doveva votare per i ballottaggi non avrebbe potuto esprimere il suo voto neanche per il referendum. E non volevano darle la scheda. Solo dopo varie insistenze e l’intervento di altre persone si è riusciti a convincere il presidente del seggio a consegnarle le schede per farla votare. A Venezia sono stati gli elettori a dover chiedere le schede perché i presidenti dei seggi non le stavano distribuendo. Di questi casi abbiamo i nomi degli interessati e identificazione dei seggi. Quando sarà il momento chiederemo spiegazioni nelle sedi opportune», avverte Guzzetta. «In un altro seggio di Milano hanno cercato per ben quattro volte di verbalizzare che ci si voleva astenere dal referendum quando invece non era vero e gli elettori hanno dovuto insistere far valere le proprie ragioni. Il ministro dell’Interno è riuscito nel suo intento: terrorizzare i presidenti di seggio, che in molti casi stanno venendo meno al proprio dovere”.

Intanto, sono attesi i risultati dei ballottaggiin 22 amministrazioni provinciali e 99 comunali, 16 delle quali di capoluoghi, con oltre 13 milioni e mezzo di elettori chiamati al voto.Le partite principali si giocano per le Province di Milano e Torino, e per i Comuni di Bologna, Firenze, Padova e Bari.

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