Omicidio Meredith, Amanda: “Insultata e picchiata dalla polizia”

di Angela Oliva

 PERUGIA. “Tutto quello che ho detto la notte dell’interrogatorio me lo ha suggerito la polizia”.

A parlare così è Amanda Knox, la 23enne americana accusata con Raffaele Sollecito e Rudy Hermann Guede, già condannata a 30 anni, per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher.

Davanti ai legali della Corte d’Assise di Perugia, la ragazza di Seattle ha risposto alle domande e ha raccontato di essere stata insultata e picchiata dagli agenti: Avevo tante persone intorno a me e qualcuno urlava. Mi hanno portato delle cose ma solo dopo che avevo fatto dichiarazioni. I miei genitori volevano che andassi a casa o da mia zia in Germania ma io non volevo andare via. Tutto ciò che ho detto – continua – l’ho detto sotto pressione. Mi è stato suggerito dal pubblico ministero. Loro suggerivano la via. Sotto pressione ho immaginato tante cose diverse. Mi sono recata in questura quella sera perché avevo paura di stare sola in casa dato che non avevano trovato chi aveva fatto questa cosa. Quando ho parlato di Patrick non sapevo se era colpevole o no, sapevo solo che non ero là”.

La Konox ha ribadito al pm Giuliano Mignini la sua innocenza e il fatto che non era presente nella casa di via della Pergola la notte dell’omicidio di Mez. Il padre di Amanda, Kurt Knox, giunto al Palazzo di Giustizia, ha annunciato: “Oggi vedrete una nuova Amanda, non quella dark angel che è stata descritta finora”.

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