Inchiesta rifiuti in Campania, arrestato presidente Provincia di Benevento

di Redazione

Aniello CimitileNAPOLI. La Guardia di Finanza e la Dia di Napoli hanno eseguitostamani 15 provvedimenti di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Campania durante la gestione commissariale.

Tra gli arrestati,il presidente della provincia di Benevento Aniello Cimitile,edocenti universitari collaudatori di impianti Cdr (combustibile da rifiuti) sul territorio regione. L’accusa ipotizzata è di falso. Secondo l’ndagine, condotta dai pm Noviello, Sirleo e Milita, i collaudatori attestavano l’idoneità degli impianti nonostante questi fossero sotto sequestro e la falsa conformità del cdr alle specifiche del contratto.

61 anni, docente di ingegneria informatica e rettore, fino al 2006 dell’Università degli Studi del Sannio, esponente del Partito Democratico, Cimitile nel 2008 è stato eletto presidente della provincia sannita al primo turno, con il 55,1% dei consensi, sostenuto da un’ampia coalizione di centrosinistra composta da Pd, Udeur, Idv, socialisti, Sinistra Arcobaleno e liste civiche.

A Cimitile, indagato nelle vesti di collaudatore e non di presidente della Provincia, sono stati concessi i domiciliari, così come agli altri destinatari delle ordinanze: Oreste Greco, docente universitario; Giuseppe Sica, architetto; Claudio De Biasio, ex braccio destro di Bertolaso durante il primo incarico di commissario per l’emergenza rifiuti; Vincenzo Naso, docente di ingegneria alla Federico II; Vittorio Vacca, ingegnere, direttore Termovalorizzatore di Acerra; Vittorio Colavita; Alfredo Nappo; Vitale Cardamone, ingegnere; Rita Mastrullo, docente di fisica alla Federico II; Filippo De Rossi, ordinario di fisica; Luigi Travaglione, ufficio tecnico Benevento; Mario Cini e Francesco Scalingia.

Il gip Aldo Esposito ha spiegato che i membri delle commissioni di collaudo erano designati dal Commissariato di Governo con “criteri rispondenti a logiche meramente clientelari legate a rapporti personali” e, in un caso, “frutto di accordo corruttivo”. “Tale sistema evidentemente – scrive il gip nell’ordinanza – influenzava l’opera dei collaudatori e dei direttori dei lavori che accettavano la logica scellerata, caratterizzante in questi anni il lavoro del commissariato, di avallare in toto l’operato dell’Api, affidataria, al fine di portare materialmente a compimento il progetto di gestione degli rsu (rifiuti solidi urbani) in Campania ‘a tutti i costi’ a prescindere dal requisito, al contrario essenziale, della funzionalità del progetto rispetto a quanto previsto, anche a tutela del territorio e della salute pubblica. Ciò senza minimamente preoccuparsi di contestare le numerose inadempienze emerse nel corso dell’indagine, anzi cercando in ogni modo di occultarle, mediante il silenzio o l’adozione di atti volutamente tesi a tacere le inadempienze”. Il giudice, inoltre, afferma che “gli indagati dimostravano totale indifferenza rispetto a situazioni fattuali che avrebbero imposto rigore e astensione”.

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