Gheddafi incontra Schifani e gli studenti de La Sapienza

di Angela Oliva

 ROMA. Continua la visita del leader libico Muammar Gheddafi che, questa mattina, ha incontrato il presidente del Senato Renato Schifani, nella sala degli Specchi di Palazzo Giustiniani.

Il colonnello è arrivato, a bordo della sua limousine, con circa 50 minuti di ritardo e dopo aver scambiato qualche parola con Schifani è entrato nella sala dove si è tenuto un colloquio a cui era presente anche Lamberto Dini.

Il presidente del Senato Schifani ha parlato di un incontro storico che sigilla l’amicizia tra i due paesi: “Dobbiamo investire sul futuro comune, su uno sviluppo congiunto dei nostri continenti. Uno sviluppo equilibrato che porti pace e sicurezza, uso razionale delle risorse, governo delle dinamiche migratorie nell’obiettivo di un’armonica convivenza tra i popoli, nel pieno rispetto dei diritti umani riconosciuti dalla Comunità internazionale”.

“L’Italia di oggi non ha nulla a che fare con l’Italia di ieri – ha esordito Gheddafi nel suo discorso a palazzo Giustiniani – ma per molti anni era rimasta una situazione psicologica di insoddisfazione e di dolore nei confronti dell’Italia. Io ho cercato di lavorare per superare questa condizione, per arrivare ad uno sviluppo dei rapporti tra i due Paesi. Ho sempre detto che l’Italia doveva chiedere scusa per quanto fatto nel periodo fascista e in quello prefascista. Abbiamo sempre ribadito la necessità di un risarcimento per i danni morali e materiali che ha subito ogni famiglia in Libia. Anche se ogni indennizzo – ha aggiunto -. non ha valore di fronte alle atrocità subite dal popolo libico, le atrocità e le umiliazioni, oltre alla distruzione del territorio libico, a causa del colonialismo italiano. Ma noi non chiedevamo nulla di materiale: ma sul piano politico sì. Serviva una condanna del passato e un riconoscimento degli errori del colonialismo. In passato nessuno avrebbe messo in conto il fatto che la Libia potesse diventare un Paese di cui l’Italia avrebbe avuto bisogno, altrimenti non avrebbero commesso certe atrocità di cui, forse, molti italiani delle nuove generazioni neppure hanno idea. Ma se si sanano quelle ferite si può davvero puntare a cooperazione. Per questo – ha spiegato – il trattato di amicizia è significativo”.

Il leader libico ha colto l’occasione, con un paragone con l’impero di Giulio Cesare, anche per parlare del terrorismo e lanciare delle frecciate agli Stati Uniti: “Saddam Hussein era stato eletto dagli iracheni, era una questione interna, perché qualcuno dall’esterno ha deciso di volerlo rimuovere? Il fenomeno del terrorismo è come una necessità di difesa dalle usurpazioni del mondo occidentale. Si definiscono terroristi quelli – ha aggiunto – con i fucili e le bombe, ma come definire allora le potenze che hanno missili intercontinentali? Qual è la differenza tra azioni di Bin Laden e l’attacco contro la Libia di Reagan nel 1986? Non era terrorismo quello? Se si vuole la pace – ha sottolineato – bisogna mettere da parte l’arroganza, la Terra è stata creata da Dio per tutta l’umanità, non per una sola potenza egemone. Nessuno ha premiato la Libia per avere interrotto il programma nucleare, questo giustifica altri Paesi a non interrompere i loro. Ma non abbiamo voluto produrre armi nucleari – ha concluso – anche perché non avevamo nemici contro cui usarle. Grazie agli Usa, che hanno ucciso Saddam, si sono spalancate le porte ad Al Qaeda trasformandolo in un emirato estremista”.

Nonostante le ingenti misure di sicurezza, che hanno impegnato duecento uomini, tra polizia, carabinieri e guardia di Finanza, sin dalle prime ore del mattino, non sono mancate le contestazioni. Un gruppo di senatori dell’Idv, capeggiati dal capogruppo Felice Belisario, ha atteso davanti Palazzo Giustiniani l’arrivo di Gheddafi. I manifestanti hanno esibito sulle giacche la foto dei resti dell’aereo Pan Am, esploso sui cieli della Scozia, con sotto la scritta “270 morti” e hanno esposto un facsimile di un attestato accademico con la scritta “Laurea Horroris Causa” con un riferimento alla violazione dei diritti umani.

Il leader libico si è poi recato all’Università La Sapienza dove lo attendeva un gruppo di manifestanti dell’Onda che ha lanciato della vernice rossa contro le forze dell’ordine che hanno reagito con una carica provocando scontri tra studenti e carabinieri. È la prima volta, da tanti anni, che vediamo polizia e carabinieri, in un simile dispiegamento, dentro il perimetro dell’università. – ha affermato Francesco Brancaccio, uno dei portavoce del movimento studentesco. – Con Gheddafi, che si è auto-invitato, contestiamo il pacchetto sicurezza e la politica scellerata dei respingimenti”.

La visita del colonnello continuerà con l’appuntamento, alle 18, in piazza del Campidoglio dove Gheddafi saluterà i cittadini romani dalla balconata di Michelangelo. Venerdì, poi, si terrà l’incontro all’auditorium per parlare della condizione delle donne.

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