Franceschini: “Mi ricandido perché il Pd non deve tornare indietro”

di Redazione

 ROMA. Il segretario del Pd Dario Franceschini annuncia, attraverso un videomessaggio, che in autunno si candiderà alla guida del partito.

Il leader, succeduto a Walter Veltroni, non vuole che il Partito Democratico torni indietro sui suoi passi ma vuole che il congresso di ottobre lo spinga a guardare avanti.

Mi candido per portare il Pd nel futuro e per non tornare indietro. In campagna elettorale avevo detto ai cittadini che la stagione della litigiosità era alle spalle. Oggi non mi sento di tradirli, per questo mi candido. Avevo dettoche il mio lavoro sarebbe finito ad ottobre – aggiunge nel video andato in onda sul sito ufficiale del segretario Franceschini – e pensavo di passare il testimone alle nuove generazioni. In questi giorni, però, ho visto riemergere molti errori con l’emergere di protagonismi e della litigiosità. Per questo, per non tornare al passato, non mi sento di tradire gli impegni che avevo preso e mi candido. Anzi, non farò nessun accordo di palazzo, nessuno scambio tra leader nazionali, nessun patto, nessuna garanzia per nessuno.

La mia proposta organizzativa e programmatica sarà offerta direttamente alla base. Ascolterò chi ha avuto ruoli di responsabilità nel governo – sottolinea – e in politica dal ’96 ad oggi ma ho intenzione di investire in una nuova squadra di donne e uomini cresciuti nella militanza: sindaci, amministratori, segretari locali, coordinatori di circolo. Fuori da ogni vecchio schema, fuori da ogni superata appartenenza. Dobbiamo cominciare a lavorare con pazienza e con tenacia per costruire una nuova alleanza non solo per battere la destra ma per governare in modo efficace. Il Pd deve prima di tutto fare il bene del paese anche stando all’opposizione, contrastando, se sbagliate, le misure del governo ma anche pronto a confrontarsi nella chiarezza delle idee e dei ruoli. Sono stato chiamato a guidare il Pd quattro mesi fa – ricorda Franceschini – in un momento difficile, quando il progetto sembrava inesorabilmente destinato a fallire anche a causa delle divisioni tra dirigenti. Invece tutti si sono rimboccati le maniche e capito che la nostra litigiosità avrebbe consegnato alla destra il Paese.

E così abbiamo cominciato a parlare dei problemi degli italiani, abbiamo avanzato proposte per chi e’ in difficoltà davanti alla crisi, abbiamo alzato la voce per denunciare assenze e falsità del governo. Oggi potrei dire missione compiuta, abbiamo arginato la destra e dato futuro al progetto del Pd. Prima del 5 giugno avevamo un Pdl al 45%, le città’ più importanti in mano alla destra e un Pd piegato e umiliato. Ora il quadroè profondamente cambiato: in un Europa attraversata purtroppo da un impetuoso vento di destra, il Pdl dopo un solo anno di governo arretra; il Pd è lontano dal risultato dell’anno scorso – conclude – ma vince in città e province in tutta Italia, e diventa il primo partito per consensi nel campo riformista in Europa e promuove l’Alleanza dei progressisti”.

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