Strage di Castel Volturno, accusa di terrorismo per Setola e company

di Redazione

Giuseppe Setola CASTEL VOLTURNO. Strage con l’aggravante di aver agito per finalità terroristica. E’ la nuova accusa contestata al boss Giuseppe Setola e a tre componenti dell’ala stragista del clan camorristico dei Casalesi da lui capeggiata, Alessandro Cirillo (“‘O Sergente”), Giovanni Letizia e Davide Granato.

I quattro, già reclusi per i reati di associazione a delinquere di stampo camorristico, omicidi ed estorsioni, hanno ricevuto in carcere la nuova ordinanza di custodia cautelare, eseguita dagli agenti della Squadra Mobile di Caserta.

La nuova accusa si riferisce alla cosiddetta “strage di Castel Volturno”, quando furono uccisi sei ghanesi, e al tentato omicidio di cinque nigeriani avvenuto il mese prima sempre nella città del litorale domizio.

Grazie a perizie balistiche, alle dichiarazioni di testimoni e collaboratori di giustizia e all’acquisizione di filmati provenienti da sistemi di videosorveglianza, sono state ricostruite le fasi dei due agguati.

Alessandro Cirillo
Giovanni Letizia
Davide Granato
Alessandro Cirillo
Giovanni
Letizia
Davide
Granato

Il 18 agosto 2008, intorno alle 19.10, venivano esplosi numerosi colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione di via Cesare Battisti, a Castelvolturno, dove aveva sede l’Associazione Nigeriana campana e dove erano riunite 14 persone, tra cui 4 bambini, rimasti illesi solo perché giocavano all’interno della casa. L’agguato causava il ferimento di 6 persone, tra cui una donna, alcuni dei quali in modo grave avendo riportato ferite al capo o al torace, circostanza che non lasciava dubbi sui propositi stragisti ed omicidiari degli autori. Nella circostanza venivano impiegate tre armi diverse come risultato dal rinvenimento di 24 bossoli riconducibili ad un fucile mitragliatore kalashnikov, ed altri 4 esplosi da due diverse pistole una calibro 9×21 ed una calibro 40. I killer, che utilizzavano due moto, un’Honda Transalp ed un’Honda Cbr, ed un furgone Fiata Scudo. Secondo la ricostruzione degli investigatori della Squadra Mobile, Davie Granato impugnava la pistola calibro 40; Giuseppe Setola, disceso dal furgone Fiat guidato da Antonio Alluce, utilizzò il kalashnikov sparando dopo avere appoggiato il mitra sulla inferriata del cancello, Giovanni Letizia, armato della pistola calibro 9×21, entrò all’interno del cortile. Le armi di Setola e Letizia, dopo le prime raffiche si incepparono, cosa che impedì che il gruppo entrasse nell’appartamento ed uccidesse i presenti. Circostanza, questa, confermata dal pentito Oreste Spagnuolo che in quell’occasione rivestiva un ruolo di copertura.

Antonio Alluce
Antonio
Alluce

Il successivo 18 settembre, a Baia Verde, sempre a Castelvolturno, sei cittadini ghanesi, che si trovavano all’interno o nei pressi della sartoria “O. Ob. Exotic Fashions”, rimasero vittime di un impressionante volume di fuoco esploso; si accerterà poi, con almeno sette armi di modello e calibro diverso. Sul posto venivano infatti repertati ben 125 bossoli riconducibili a due mitra kalashnikov, una pistola mitragliatrice calibro 9 parabellum, 4 pistole semiautomatiche (due calibro 9 parabellum, una calibro 9×21 ed una calibro 9×17). Il raid stragista, secondo la ricostruzione della Polizia, durò meno di trenta secondi. I killer giunsero a bordo di una moto ed una Fiat Punto, fermandosi all’altezza del civico 109761 della SS. Domitiana nei pressi della sartoria. Anche per tale episodio le investigazioni hanno consentito di attribuire un ruolo preciso ai protagonisti: Alessandro Cirillo era l’autista della Fiat Punto, Davide Granato utilizzava una pistola semiautomatica 9×21, Giovanni Letizia impugnava una pistola mitragliatrice ed una semiautomatica, Giuseppe Setola un Kalashnikov, mentre il secondo era imbracciato da Oreste Spagnuolo.

Oreste Spagnuolo
Oreste Spagnuolo

Per la prima volta, oltre all’aggravante di avere agito con metodo mafioso e della finalità di agevolare l’associazione mafiosa denominata clan dei casalesi, la magistratura ha riconosciuto ed applicato anche l’aggravante di avere agito con finalità di discriminazione ed odio razziale poiché le stragi erano indice di un odio indiscriminato che animava il gruppo Setola che si fondava su un pregiudizio di razza in base al quale si voleva assoggettare l’intera comunità di colore che avrebbe dovuto sottostare alla volontà del clan. Per questo motivo l’intera comunità di immigrati di colore doveva sapere che qualsiasi cosa, lecito o illecito, essa facesse sul territorio necessitava dell’autorizzazione del clan e doveva sottostare al versamento di una tangente.

L’ordinanza eseguita dalla Squadra Mobile non è stata applicata a due dei protagonisti degli agguati, Spagnuolo e Alluce, in quanto il primo è collaboratore di giustizia, mentre il secondo contestò il capo d’imputazione al momento della sua cattura lo scorso 7 novembre a Villaricca, nel napoletano.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico