Isabella Rossellini incanta il Napoli Film Festival

di Gaetano Bencivenga

Isabella Rossellini Isabella Rossellini approda al Napoli Film Festival e lo fa con la classe, la grazia e la semplicità che, da sempre, la contraddistinguono.

Vestita completamente di bianco e con un trucco leggerissimo ammalia la folta platea della kermesse partenopea, che segue l’intervista, condotta dal giornalista Antonio Monda, della diva italo-americana con interesse e partecipazione. Ne esce fuori il ritratto di un’esistenza straordinaria, mai vissuta all’ombra del talento dei fenomenali genitori, bensì, costantemente, arricchita dalla loro esperienza.

L’incontro non può non iniziare con il ricordo della madre Ingrid Bergman, attrice tre volte premio Oscar e indimenticabile interprete del mitico “Casablanca” (Michael Curtiz, 1942), del padre Roberto Rossellini, regista fondatore del neorealismo italiano, e della loro scandalosa (per i tempi) storia d’amore. Si passa, poi, a parlare degli inizi della carriera della Rossellini, impegnata, tra la fine dei Settanta e il principio degli Ottanta, sia sui set fotografici per le copertine della rinomata rivista di moda “Vogue” che nelle strade di New York per realizzare le strambe interviste inserite nel rivoluzionario programma tv “L’altra domenica” di Renzo Arbore. A quegli anni risale, anche, l’esordio cinematografico grazie a “Il prato” (1979) di Paolo e Vittorio Taviani. A proposito di questo film, la Rossellini si sofferma sul coraggio dei fratelli Taviani, che la scelgono, nonostante l’inesperienza come attrice, per rendere omaggio al padre Roberto, presidente della giuria del Festival di Cannes da loro vinto con l’intenso “Padre Padrone” (1977) e scomparso una settimana dopo avergli consegnato il prestigioso alloro.

La memoria va, successivamente, ai compagni di vita della Rossellini, i cineasti di culto Martin Scorsese e David Lynch. Con quest’ultimo l’attrice gira due delle sue migliori pellicole, che le regalano fama internazionale. In “Velluto Blu” (1986) la Rossellini è una conturbante cantante di night club immortalata nell’esibizione di una coinvolgente hit (intitolata proprio “Blue Velvet”), mentre in “Cuore selvaggio” (1990) veste gli scomodi panni dell’iconica prostituta Perdita Durango. Ad entrambi i lungometraggi sono, ovviamente, legati degli aneddoti (le strane coincidenze alla base della collaborazione tra Lynch e il musicista Angelo Badalamenti, e il repellente trucco della Durango ispirato ai quadri di Frida Khalo), che la Rossellini narra in maniera, evidentemente, divertita.

A sorpresa sale, in seguito, sul palco lo showman Renzo Arbore, meritevole di aver scoperto le doti ironiche e trasgressive della Rossellini stessa. Arbore ricorda con la solita verve, accompagnato dalla carnale risata dell’attrice, un episodio esilarante, da loro vissuto insieme a Roberto Benigni e Luciano De Crescenzo, all’interno del Duomo di Napoli in occasione del rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro ai tempi in cui giravano l’irriverente “Il Pap’occhio” (1980).

Infine, si passa a esaminare la carriera della Rossellini di oggi, sempre piú, orientata verso la sceneggiatura e la regia ( suoi sono i mini documentari della serie “Green Porno” sull’attività sessuale di alcune specie animali presentati al festival), e a conclusione dell’incontro viene proiettato l’interessante corto, in bianco e nero, scritto dalla Rossellini, inteso a celebrare, in maniera piuttosto bizzarra, i cento anni dalla nascita del padre Roberto.

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