Gli aversani sporcano il territorio, politica e chiesa restano a guardare

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Aversani, brutta gente. C’è chi, nonostante, bene o male i sacchetti vengono raccolti, si diverte a lanciarli dall’auto, lasciandoli ai cigli delle strade periferiche.

C’è chi butta di tutto dal finestrino del suo guscio di lamiera del quale non sa fare a meno nemmeno per qualche minuto. Osservate una vettura e vedrete cadere in strada cartacce di ogni tipo, cicche, fazzolettini, bucce di frutta e così via. In queste stesse vetture, poi, i tantissimi che si vanagloriano di saper guidare come un novello Niky Lauda, sono capaci di gironzolare per intere giornate senza accendere mai (e dico mai) un “indicatore di direzione”, alias freccia. E se glielo fai notare sarà capace di risponderti che “le frecce le usano gli indiani”. Per non parlare dell’assoluta mancanza del rispetto di allacciare le cinture e del divieto di utilizzare il telefonino in auto.

Insomma, l’aversano (e ancora di più i cugini dell’Agro) non può assolutamente dirsi una persona civile. Una di quelle persone che possono essere portatori di speranza. Tanto più se questo stesso atteggiamento viene insegnato ai figli. Tarpiamo direttamente le ali alla speranza. Una cosa brutta, indigesta, ma reale considerato che siamo la maggioranza a comportarci da individui appartenenti al quarto mondo.

E non ci aiuta la politica che, da destra e da sinistra, non svolge una parte essenziale del proprio ruolo. Da destra si applica, oramai, anche in città la politica degli annunci che difficilmente si concretizzano nella realtà. Da sinistra, quando ci si sveglia, si scimmiotta il berlusconismo, anche se si crede di criticarlo.

La Chiesa, istituzione super partes e radicatissima nella nostra realtà, salvo qualche sacerdote di frontiera, è praticamente assente dalla vita di tutti i giorni. Il clero si limita a celebrare messa e ad impartire sacramenti. Tantissime chiese (meno male non tutte) si limitano a lasciare le numerose stanze dei loro oratori vuote, senza dare ospitalità ai tanti ragazzi, agli adolescenti che potrebbero formarsi accendendo speranze. Una religione fondata sulla speranza, ad Aversa coopera con l’ignoranza e chiude le porte alla speranza stessa. Ad Aversa, infatti, quest’ultima sembra non esistere e, ovviamente, le colpe non stanno, come sempre, da una parte sola.

La città prima contea normanna in Italia Meridionale rischia di avere un luminoso passato, ma un grigissimo futuro. Nemo propheta in patria. Né, tanto meno, vogliamo esserlo noi. Né ci riteniamo in grado di fare la morale o di impartire lezioni di vita. Crediamo, però, sia necessario un sussulto. Dobbiamo cercare tutti insieme di capire che necessita poco. Un minimo di impegno per voltare pagina. Non possiamo lamentarci che nulla funzioni se noi non facciamo alcunchè per far funzionare qualcosa. Basta partire dalle piccole cose quotidiane. Un modo per riconquistare non solo la dignità perduta, ma anche quel minimo di legalità che ci consenta di vivere da uomini e non da zombi. “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza”.

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