Comuni Agro Aversano: perchè non un Coordinamento?

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Da Orta di Atella a Villa Literno, un’unica conurbazione senza soluzione di continuità. L’agro aversano è ormai un continuum di case, fabbriche, brutti edifici, tanta sporcizia, tantissimo degrado.

In questo quadro desolante Aversa e Cesa, soprattutto quest’ultima, non trovano niente di meglio da fare che litigare per il possesso del Rione Bagno. Una lotta d’altri tempi, che mostra i limiti della classe politica locale legata al piccolo particolare. Aversa e il suo Agro sono un tutt’uno che non può essere più parcellizzato. Siamo di fronte ad una sola grande città con i suoi trecentocinquantamila abitanti e con tutti i problemi di un agrande periferia che non è di Caserta, ma nemmeno di Napoli (anche se ora con la metrpolitana…).

Gli unici ad averlo capito negli ultimi trenta anni sono stati due sindaci al di fuori degli schemi, il compianto Renato Pastore, liberale, primo sindaco di Aversa non democristiano dal dopoguerra, e Lello Ferrara, primo sindaco della seconda repubblica. Quest’ultimo, in particolare, aveva dato vita al coordinamento dei sindaci dell’Agro Aversano che stava dando anche qualche frutto concreto. Primo fra tutti: la recuperata centralità di Aversa, come città di servizi e terziario.

Si era iniziato a parlare anche di un piano urbano di comprensorio. Aversa, tanto per fare un esempio, non poteva (e non può) prescindere dalle decisioni che adotta Lusciano, Cesa, Carinaro, Teverola e viceversa. Da allora la lotta per l’istituzione della provincia di Aversa (che anche Pastore aveva sostenuto, ma più come una sorta di unione dei comuni), il simbolico drappo della nuova istituzione, ha fatto perdere di vista la realtà ed il bisogno reale. Si è perso del tempo prezioso e si sono ridotte le zone di confine tra i vari paesi a territori di nessuno dove il degrado regna sovrano. Bisogna recuperare il tempo perduto e, innanzitutto, accantonare inutili, pretestuosi e deleteri campanilismi che servono solo ad un puro esercizio di masochismo.

Se non si vuole ragionare per l’intero Agro Aversano, è necessario che almeno Aversa e la sua conurbazione più prossima, Cesa, Lusciano, Carinaro, Gricignano, Casaluce, San Marcellino e Teverola, vedano i propri rappresentanti istituzionali sedersi intorno ad un tavolo per tracciare le linee programmatiche del futuro prossimo venturo. Innanzitutto, dare vita ad unorganismo istituzionale che consente una serie di scelte unitarie: l’Unione dei Comuni Normanni, ad esempio, o come altro piacerà.

Partendo da questa che sarà la realtà istituzionale, bisognerà dare vita ad uno strumento urbanistico unitario che prenda in considerazione l’intero territorio dei comuni interessati per non ritrovarsi, ad esempio, una zona Pip a ridosso di un parco pubblico. Questa scelta, poi, consentirebbe di razionalizzare anche la fornitura di servizi senza che si creino doppioni di strutture pubbliche a distanza di pochi metri, con notevole dispendio di fondi che potrebbero essere destinati ad altro settore di interesse collettivo.

Insomma, si metterebbe in atto il vecchio adagio dell’unione che fa la forza. E a chi obietterà che non si farebbe altro che sommare le tante negatività e i tanti bisogni, si ricorda che in algebra moltiplicare i numeri negativi da numeri positivi e che in italiano due negazioni affermano…

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