Elvio Accardo espone la scultura ‘Moonlight’ al Cinepolis

di Redazione

moonlightMARCIANISE. Il Multiplex Cinepolis di Marcianise si rinnova, rivestendosi d’arte. Infatti, la scultura “Moonlight”, ultima creazione del maestro Elvio Accardo, eseguita con la tecnica di fusione in bronzo, dal 7 maggio prossimo, conferirà ulteriore pregio alla nota struttura, portando – per qualche tempo – l’arte tra la gente e fuori dalle pareti museali.

L’opera, raffigurante una ragazza nuda che abbraccia un cavallo in dimensioni reali, esprime proprio il senso del credo dello scultore. Il significato di tale accostamento, infatti, va letto nel cavallo, simbolo della potenza e della bellezza dell’uomo, che in qualche modo è soggiogato e quasi ammaliato in senso positivo dal fascino naturale del sesso femminile, a dimostrazione che è la potenza naturale della donna con la sua carica di eros a prevalere nella storia dell’uomo. All’interno di questa creazione artistica, quindi, l’autore mantiene costante il grande amore che manifesta per l’universo femminile. Un mondo, quello della donna, che Elvio Accardo affronta con delicatezza e sensibilità poetica, dove la femminilità viene esaltata senza mai trascendere, in cui il tratto morbido e continuo accentua la dolcezza delle curve. La ragazza di “Moonlight” è come colta in un momento di delicata e sensuale femminilità, fermata nell’attimo in cui accarezzando il cavallo, mostra una discreta ed elegante passionalità che affascina e allo stesso tempo rievoca l’uscita dall’infanzia e la trasformazione in donna. Elvio Accardo in quest’opera si palesa, quindi, scultore umanista dall’animo sensibile, che ha fatto dell’arte uno strumento di comunicazione di estrema raffinatezza estetica, dotato di una sapienza tecnica, di una sicura padronanza della materia, che conferisce all’opera una specifica personalità di stile, basata sulla riproduzione di corpi che esprimono il fascino estetico proiettato nella scoperta di emozioni profonde.
Non è facile descrivere con poche parole la figura del Maestro Elvio Accardo, nativo di Torre del Greco, e casertano d’adozione, ma è il suo lavoro a parlare per lui e ad esprimere la sua “filosofia” dell’esistenza, quel lavoro che fondamentalmente è fatto di materia da trasformare in scultura. Ed è proprio la scultura che per Accardo restituisce il senso del tempo, poiché in essa la materia matura la sua forma, e, quasi autonoma, guida alla sensualità del contatto fisico, che miscela cervello e anima.
“Oggi l’uomo – dice Accardo – è lontano, lontano soprattutto da se stesso, dalle verità che egli fugge perché l’inquietano: è fuori centro, intento a viversi la vita con protesi elettroniche a forma di telecomando o di mouse. Tra verità e ciò che della verità appare, tra ciò che è e ciò che mostra di sé, preferisce l’apparenza: in essa si è stemperato e dileguato fino a perdere la consistenza esistenziale, sostituendo se stesso al sogno, il finto al vero, iniziando una stagione dell’esistere dove il limite tra l’essere e sembrare d’essere non si percepisce”.
Classe 1947, Elvio Accardo, che è considerato uno degli scultori decisamente più geniali del nostro panorama artistico, vive e lavora oggi a Caserta dopo anni trascorsi nelle maggiori città europee seguendo i flussi dei fermenti artistici e sociali. Perfezionati gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Napoli con il maestro Augusto Perez, Accardo si specializza nella realizzazione di opere pubbliche e ne realizza tante, che esprimono i valori a cui si ispira, che oggi si possono ammirare soprattutto in Terra di Lavoro. Solo per citarne alcune: in Provincia al corso Trieste, nella sala centrale c’è l’opera denominata “La Famiglia” in bronzo e sempre all’ingresso dell’ente provinciale, un frontone in maiolica di colore giallo e nero che riproduce profili di uomini che si guardano in maniera vicendevole, ad esprimere il senso del confronto umano che non deve mai mancare; e ancora allo stadio provinciale del nuoto, in via Laviano, c’è “Il tuffo” che dà il senso di quei giochi che si fanno in acqua, con una giovinetta sulle spalle di un uomo, in procinto di fare appunto un salto in acqua, a dare un senso ludico, quasi a voler esprimere un contrasto con la struttura retrostante. Famoso è anche il suo “Pinocchio”, ubicato alla scuola elementare in viale Beneduce. Nella villa di San Tammaro dal cinquantenario della Costituzione Italiana, si può ammirare l’opera “Rinascita” che raffigura un bimbo che esce fuori da un sacco, che simboleggia una specie di “grande utero”, e, ancora, il monumento ai Caduti a San Prisco in cemento e marmo bianco che consiste in una lastra da cui esce un soldato colpito a morte, per esprimere il concetto della Guerra nella quale i veri sconfitti sono coloro che muoiono. Per finire, è opportuno ricordare “le quattro stagioni dell’anima”, una complessa opera, composta da nove sculture, divise in quattro gruppi, che simboleggiano una grande metafora della vita. Quest’opera nel febbraio del 2006 fu installata per un breve periodo all’interno del Carrefour, invertendo i canoni tradizionali e trasferendo l’arte tra la gente comune. “Le Quattro stagioni dell’anima, inserite in un contesto quotidiano come è quello dei un centro commerciale – dichiarò allora Accardo, a proposito della sua produzione – hanno inteso rappresentare in modo violento e senza pudori l’eterno confrontarsi dell’uomo con il proprio doppio, messo a nudo nelle metaforiche età della sua vita”.

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