Berlusconi torna all’attacco delle “toghe rosse”

di Redazione

Silvio Berlusconi ROMA. “Nella magistratura italiana ci sono grumi eversivi”. Lo afferma il premier Silvio Berlusconi intervenendo all’assemblea di Confesercenti.

Un nuovo attacco alle cosiddette “toghe rosse” da parte del presidente del Consiglio, il quale sottolinea che non lascerà la politica “fino a che non ci sarà la separazione delle carriera tra pm e giudici”.

“Pensate – ha aggiunto – che qualcuno dice a me ‘fatti processare’ ma io sono il campione degli imputati. La Guardia di Finanza – ricorda – ha compiuto 587 visite alle mie aziende, e ho affrontato 2567 udienze in cui mi sono dovuto difendere, 9 in una sola settimana”. “Quando mi hanno detto di governare il Paese io ho posto la condizione che questa magistratura, che prima delle scadenze elettorali è intervenuta sempre, non potesse perseguirmi: non devo subire le aggressioni delle toghe rosse”.

Parole che hanno scatenato applausi ma anche tanti fischi tra il pubblico. Proprio ai contestatori Berlusconi dice: “Domani i giornali diranno che mi avete fischiato ma siete pochi, siete percentualmente irrilevanti. Io ho le spalle larghe, non ho paura di essere contestato, perchè mi rafforzo nell’idea di voler lavorare per il bene del Paese”.

Durante il suo intervento, il premier è tornato a criticare anche la stampa: “Mussolini aveva i nuclei delle camicie nere mentre per certi giornali che sono i sottotappeti della sinistra all’estero, io avrei nuclei di veline…ma grazie a Dio mi sembra un po’ meglio”.

La risposta dell’Anm (Associazione nazionale magistrati) non si è fatta attendere: “E’ inaccettabile questo clima di insulti che nuoce alle istituzioni democratiche del Paese” dice il presidente Luca Palamara. “A differenza della politica, – continua Palamara – la magistratura non è in campagna elettorale e non può e non vuole essere trascinata su un terreno di contrapposizione che non le appartiene. La magistratura – conclude il presidente dell’Anm – vuole adempiere il proprio ruolo che la Costituzione le attribuisce, e cioè quello di applicare parzialmente la legge”.

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