Benedetto XVI lascia la Terra Santa: “La pace è possibile”

di Angela Oliva

Bendetto XVI al Santo Sepolcro (Repubblica.it)GERUSALEMME. Accompagnato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e dal presidente Shimon Peres, Papa Benedetto XVI ha lasciato la Terra Santa.

Nell’ultimo giorno della sua visita, il Pontefice ha visitato il Santo Sepolcro, nella Città Vecchia di Gerusalemme, dove si è inginocchiato per pregare sulla tomba di Cristo e ha cosparso d’olio la pietra dell’unzione: “La tomba vuota ci parla di speranza, quella stessa che non ci delude, poiché è dono dello Spirito della vita. Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi. – ha affermato Papa Ratzinger – La Chiesa in Terrasanta, che ben spesso ha sperimentato l’oscuro mistero del Golgota, non deve mai cessare di essere un intrepido araldo del luminoso messaggio di speranza che questa tomba vuota proclama. Il Vangelo ci dice che Dio può far nuove tutte le cose, – ha aggiunto – che la storia non necessariamente si ripete, che le memorie possono essere purificate, che gli amari frutti della recriminazione e dell’ostilità possono essere superati, e che un futuro di giustizia, di pace, di prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo e donna, per l’intera famiglia umana, e in maniera speciale per il popolo che vive in questa terra, così cara al cuore del Salvatore”.

Il Papa ha visitato anche il luogo della crocifissione di Gesù Cristo per poi spostarsi al Patriarcato Greco-Ortodosso, luogo dove nel gennaio del 1964 ci fu lo storico abbraccio tra Paolo VI e Atenagora che segnò l’inizio dell’ecumanesimo contemporaneo.

Prima di partire, Benedetto XVI ha pronunciato il suo discorso all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e, rivolgendosi sia ai palestinesi che agli israeliani, ha detto: “Piango per entrambi i popoli. L’amore deve prevalere, il suo spirito riconciliatore deve rimuovere ogni ostacolo che si frappone alla nostra comune testimonianza a Cristo. La pace in Terra Santa è possibile. Sono amico di entrambi i popoli non posso fare a meno di piangere per le loro sofferenze”. Il Papa ha, poi, ripercorso le tappe del suo viaggio in Terra Santa, parlando nuovamente dell’Olocausto: “Uno dei momenti più solenni del mio soggiorno in Israele è stato quello della mia visita al memoriale dell’Olocausto Yad Vashem dove ho incontrato alcuni sopravvissuti alla Shoah. Questi incontri profondamente toccanti mi hanno riportato alla memoria la visita di tre anni fa al campo della morte di Auschwitz. La Shoah– ha aggiunto – fu il frutto di un regime ateo, che propagandava un’ideologia di antisemitismo e odio. Questo sconvolgente capitolo della storia non deve mai essere dimenticato o negato. Memorie oscure che dovrebbero rafforzare la nostra determinazione a condurci più vicini gli uni agli altri come rami dello stesso albero di olivo. Con i fratelli ebrei, i cattolici hanno avuto una relazione tesa, ma ora sono fermamente impegnati a costruire ponti di duratura amicizia”.

Il Pontefice ha menzionato anche il “muro” di Betlemme che, ha affermato, è “stata una delle visioni più tristi del viaggio in Medio Oriente. Vorrei un futuro in cui i popoli della Terrasanta possano vivere insieme in pace e armonia, rinunciando a ogni forma di violenza e di aggressione”.

E’ poi salito sull’aereo che lo ha condotto verso lo Stato Pontificio alle ore 4.25 ora locale, le 13.25 in Italia.

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