Myanmar, premio Nobel per la Pace Suu Ki torna in carcere

di Angela Oliva

Aung San Suu KyiRANGOON. E’ tornata in carcere il premio Nobel per la PaceAung San Suu Kyi per aver violato le regole degli arresti domiciliari ricevendo la visita di un americano.

Le agenzie hanno riferito che uno statunitense John William Yettaw , una decina di giorni fa, si sarebbe introdotto furtivamente nella residenza della leader della lega nazionale per la democrazia per renderle visita e per questo Suu Kyi sarebbe stata portata in carcere. Attualmente, come ha dichiarato il suo legale Hla Myo Myint, è reclusa nel carcere di Insein, a Rangoon, con le sue due domestiche. Il processo a carico di Suu Kyi comincerà il prossimo 18 maggio e, se ritenuta colpevole, potrebbe essere condannata dai tre ai cinque anni.

Sulla questione il mondo intero si è mobilitato. Gli Stati Uniti hanno chiesto il rilascio immediato del premio Nobel per la Pace: “La donna, temuta oppositrice del regime militare di Myanmar, non dovrebbe essere agli arresti domiciliari, e tanto meno in carcere”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Ian Kell. Anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon è seriamente preoccupato, come ha sottolineato una portavoce: “Kyi è una partner essenziale nel dialogo per la riconciliazione del Paese. Il governo non intraprenda nuove azioni che possano minare il processo. Aung San Suu Kyi, e tutti coloro che hanno un contributo da dare al futuro, del Paese devono essere liberi di farlo”. Anche l’Italia ha convocato l’ambasciatore birmano presso il Ministero degli esteri per far luce sulla questione. A preoccupare ulteriormente sono le condizioni di salute di Suu Kyi che, come ha affermato il suo medico, è gravemente disidratata e indebolita e la carcerazione rischia ora di aggravare le sue condizioni.

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