Ferdinando Imposimato racconta il caso Moro

di Redazione

Ferdinando ImposimatoNAPOLI. Nel suo libro “Doveva Morire” racconta le occasioni in cui Aldo Moro poteva essere salvato illustrando nuovi scenari relativi al rapimento e all’uccisione dello statista.

Si tratta del magistrato Ferdinando Imposimato, intervenuto oggi all’incontro “Aldo Moro – Ricordi e Testimonianze”, tenutosi nella sala consiliare del Comune di Vico Equense.

Se Aldo Moro non fosse morto cosa sarebbe successo in Italia, secondo lei? Sarebbe accaduto con grande anticipo ciò che si è verificato dopo undici anni. Ossia lo sviluppo di un nuovo modo di amministrare questo paese, più corretto e più aperto. Aldo Moro rappresenta il simbolo della politica intesa come servizio e non come potere. Lui svolgeva il suo ruolo pensando alla collettività, cercando di coinvolgere i cittadini nella vita politica.

L’Italia di oggi e l’Italia di allora, quali sono le principali differenze? Oggi, fortunatamente, non esiste più il terrorismo degli anni ’70 e ’80. Quella è stata un’epoca drammatica durante la quale venivano uccisi politici, giudici e personaggi “scomodi” con una frequenza tale da lasciare senza parole. Solo in questo momento mi vengono in mente nomi come Riccardo Palma, Emilio Alessandrini, Guido Galli, Girolamo Tartaglione, ma la lista è davvero lunga. Oggi continua ad esistere una forma di criminalità organizzata, però meno aggressiva rispetto ad allora. Ci sono problemi molto seri come ad esempio il traffico di bambini e di organi, ma anche a questi lo Stato oggi è in grado di reagire molto meglio.

Come è cambiata la sua vita dopo le indagini sull’omicidio Moro? Contemporaneamente al caso Moro seguivo altri fatti di terrorismo, più o meno una decina. Mi hanno segnato molto, soprattutto perché mi hanno costretto a vivere un periodo di grande solitudine ed emarginazione. E poi, un evento che non potrò mai più cancellare è la morte di mio fratello, ucciso per vendetta trasversale. Ma non solo. Tantissimi colleghi sono stati ammazzati, persone con cui ho condiviso tanti momenti, che sono stati strappati alla vita con grande violenza. Ed è per loro che ho continuato a lottare, con l’obiettivo di far emergere la verità.

Ancora oggi continua la sua battaglia? Certo. Nel libro “Doveva morire” spiego, infatti, alcune vicende relative al caso Moro per cui è evidente che la responsabilità della morte di Moro è di molti uomini politici, di destra e di sinistra, che non condividevano il suo progetto.

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