Rifiuti, il Wwf propone metodo “usa e riusa”

di Antonio Arduino

Alessandro GattoAVERSA. Rifiuti, rifiuti, rifiuti. Ancora tanti, troppi in una città che aspetta si risolva il problema dell’affidamento del servizio di prelievo e ramazza dopo la chiusura del consorzio Geo Eco.

Nell’attesa, per portare a dimensioni accettabili (si fa per dire) i tanti cumuli presenti in città, la sezione locale del Wwf suggerisce di diminuire gli sprechi dichiarando guerra al consumismo applicando il concetto dell’usa e riusa. Basta consumismo ad ogni costo, imposto dai mercati come il miglior modo di acquisire il benessere e d’innalzare la qualità della vita. Meglio l’usa e riusa.

“In un mondo dove si impone il modello consumistico dell’usa e getta – scrive Alessandro Gatto, responsabile regionale dell’associazione ambientalista, in una nota diffusa alla stampa – si deve rispondere con la scelta di oggetti usa e riusa, scegliendo sempre il prodotto di migliore qualità che, a fronte di una spesa apparentemente maggiore rispetto ad un oggetto di scarsa qualità o peggio ancora pensato per durare giusto il tempo dell’uso, tende a far risparmiare all’acquirente risorse naturali, tempo e denaro in quanto non deve riacquistare più e più volte lo stesso oggetto”.

“Come esempio – continua Gatto – si può prendere il classico ombrellino di scarsa qualità, venduto in strada ogni volta che il tempo volge al nuvoloso. Il prezzo è davvero irrisorio ma puntualmente questi ombrelli hanno vita corta e quindi se ne buttano decine e decine…tanto costano così poco”. “Ne segue – osserva l’esponente del Wwf – che lo spreco di risorse naturali e di energia, per realizzarli e distribuirli, è davvero alto ma lo è anche lo spreco di soldi, se il costo dell’ombrellino usa e getta si paragona alla spesa di un solo buon ombrellino pensato e commercializzato per durare ben più di una semplice stagione invernale o, peggio ancora, di una sola scaricata di pioggia”.

Questo esempio vale per tantissimi altri beni di consumo che ognuno può scegliere andando a modificare non solo il destino della città ma anche delle proprie tasche. “Per fare la propria parte al fine di riqualificare l’ambiente in cui viviamo il primo dovere di ciascun cittadino – conclude Gatto – è quello del preferire gli oggetti e i beni che hanno una migliore qualità al fine di allungarne la vita. Oggetti che siano riparabili con facilità e in maniera economicamente conveniente. Invertendo il modo di vivere che ci propone l’industria”.

Per l’esponente del Wwf rifiutando l’acquisto di prodotti di costo così basso che non c’è convenienza nel ripararli non solo si aiuta l’ambiente, riducendo i rifiuti, ma si recuperano anche quei lavori artigianali finalizzati alla riparazione degli oggetti stessi come l’arrotino, il radiotecnico, il calzolaio, il sarto, diventati oggi soltanto un ricordo.

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