ROMA. In una lettera inviata al premier Berlusconi, ai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, e al ministro dellEconomia Tremonti, il presidente Giorgio Napolitano fa un richiamo sulla questione della emendabilità dei decreti legge.
Il Capo dello Stato fa riferimento al decreto-incentivi, un testo che in origine si componeva di 7 articoli, ma che in Parlamento è stato modificato con un maxi-emendamento che ha fatto lievitare il provvedimento fino a determinare lintroduzione di altri 10 articoli, comportando un onere di un altro miliardo e trecento milioni di euro. E non si tratta del primo caso del genere.
Il richiamo del Capo dello Stato è ai rigorosi limiti imposti dalla Costituzione. Il centro della questione posta è che la scelta di sottoporre per la promulgazione al Presidente della Repubblica un decreto in prossimità della scadenza, soprattutto se si tratta di un provvedimento modificato in modo sostanziale, non consente al Capo dello Stato lesercizio dei poteri di garanzia che la Costituzione ha previsto per la prima carica dello Stato. Ricorda Napolitano nella missiva che è sempre a lui che la Carta costituzionale affida il compito di verificare i requisiti di necessità e urgenza, così come di valutare se intervengano oneri aggiuntivi.
Linvito è dunque quello a non far mancare la preventiva determinazione dei contenuti della manovra nel testo originariamente approvato dal governo, perché questo espone a una dilatazione della facoltà di emendamento ben al di là del criterio dellattinenza delloggetto del decreto.
Fra le conseguenze, elenca Napolitano, quello dellallungamento dei tempi dellesame e dellapprovazione e un difficile vaglio del governo per quanto riguarda il contenuto degli emendamenti, a partire dal loro impatto finanziario.
Lultimo appello di Napolitano, rivolto a Premier, Governo e Presidenti delle Camere, è quello di collaborare per garantire nel modo più efficace il funzionamento delle istituzioni.