Sindaco bruciato vivo nel casertano: due arresti

di Redazione

Giovanni PiscitelliCASERTA. Arrestati i due presunti assassini del sindaco di Cervino (Caserta), Giovanni Piscitelli, ucciso a colpi di pistola e dato alle fiamme nella notte tra il 28 e il 29 febbraio del 2008.

Si tratta del dirigente dell’ufficio tecnico comunale di Cervino, ingegnere Pietro Esposito Acanfora, 36 anni diSanNicola la Strada(Caserta), e Vincenzo Vigliotti, 43 anni, imprenditore edile di Cervino.

L’operazione è stata eseguita dai carabinieri della compagnia di Maddaloni, agli ordini del capitano Broccone, che si occupavano delle indagini. I due indagati sono stati rinchiusi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Legato con il filo di ferro, picchiato a sangue e dato alle fiamme. Questa l’atroce esecuzione compiuta contro Giovanni Piscitelli, 52 anni, sindaco di Cervino, piccolo comune del casertano, eletto nel 2004 a capo di una lista civica di centrosinistra, di professione infermiere all’ospedale di Caserta.

da SkyTg24 (20.04.09)

Poco prima della mezzanotte del 28 febbraio 2008 una telefonata anonima aveva informato la Centrale Operativa dei Carabinieri di un incendio in località “I Lebbrosi”, nel Comune di Cervino, su di un pianoro posto al termine di un’irta e tortuosa strada che parte dal centro urbano del piccolo paese. Sul posto i militari, intervenuti assieme ai vigili del fuoco, avevano riscontrato l’incendio, ormai estinto, di un’autovettura, divorata integralmente dalle fiamme, a pochi metri dalla quale giaceva il cadavere semicarbonizzato di un uomo, in posizione supina, con vaste tracce di ustione e con le caviglie legate tra loro mediante fil di ferro. Poco dopo i Carabinieri di Maddaloni, attraverso la targa dell’auto nonché osservando le fattezze del cadavere, avevano identificato la vittima nel sindaco Piscitelli.

L’autopsia sul cadavere, operata qualche giorno più tardi, aveva accertato che l’uomo era stato legato e poi dato alle fiamme mentre era ancora vivo. Non c’erano né lesioni d’arma da fuoco né da colpi di armi da taglio, punta od oggetti contundenti, ma solo un colpo al collo, dato a mani nude per tramortire l’uomo, cosicché potesse essere legato.

Le indagini si erano presentate subito alquanto complesse: bisognava ricostruire le ultime ore di vita di Giovanni Piscitelli, le sue abitudini, le sue frequentazioni, quali fossero i suoi amici e i suoi nemici; e la vicenda fin da principio non si presentava facile da sviscerare. Sotto la direzione delle indagini da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere sono iniziate numerose audizioni di testimoni, intercettazioni telefoniche, pedinamenti, sopralluoghi tecnici, esperimenti giudiziali, finché il quadro indiziario non si è fatto progressivamente più chiaro: gli alibi sono crollati sotto i colpi delle prove acquisite dagli inquirenti e sono emerse le responsabilità dei due arrestati.

Omicidio Piscitelli (Videocomunicazioni del 29.02.2008)

Piscitelli era infermiere professionale oltre che primo cittadino, quindi era molto conosciuto in paese, ed in molti lo descrivevano come persona spigolosa, autoritaria, che amministrava la cosa pubblica in maniera del tutto particolare, priva di doti di mediazione, ma anche come un uomo abitudinario, rispettoso degli orari e metodico. Numerosi procedimenti penali pendevano a suo carico in relazione a ipotesi di reato di abuso d’ufficio, concussione, corruzione, falso in atto pubblico, e numerose erano anche le denunce sporte nei suoi confronti.

Dopo breve tempo, però, gli inquirenti avevano potuto escludere sia la pista passionale che quella dell’omicidio di camorra, per concentrarsi su altri aspetti della vita della vittima da collegare all’omicidio. Il sindaco nel pomeriggio del suo ultimo giorno di vita si era recato presso il Municipio, parcheggiando la sua auto nel piccolo ed angusto parcheggio posto sul retro dell’edificio, per andare a verificare personalmente un presunto abuso edilizio commesso da due fratelli di Cervino, imprenditori.

Secondo le risultanze delle indagini, prima di cena, il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, ingegner Pietro Esposito Acanfora, l’aveva invitato a prendere un aperitivo in un bar poco distante, ed era stato l’ultima persona a vederlo. Un testimone oculare, poi, aveva visto l’auto del sindaco che usciva dallo stretto parcheggio in fretta e furia, andando anche a sbattere contro il marciapiede, ma alla guida non c’era Piscitelli, bensì un’altra persona: uno dei complici dell’omicidio.

Esposito Acanfora aveva affermato di aver riaccompagnato il sindaco al Municipio e di essere andato a casa, per poi recarsi ad una cena con degli amici, ma le sue affermazioni sono risultate non del tutto veritiere. Nell’orario in cui il Piscitelli è stato ucciso e la sua auto è stata bruciata, secondo gli inquirenti, loro erano assieme. E in effetti dalle intercettazioni è emerso che vi era stato anche un tentativo di concordare con alcuni familiari la versione da raccontare ai carabinieri.

Le indagini avevano anche fatto emergere molte contraddizioni a proposito della cena in un ristorante di Caserta, la stessa sera del 28 febbraio, tra i due arrestati ed una terza persona, amico comune. Ed ulteriori dubbi sono sorti quando Esposito Acanfora ha fatto rottamare la sua auto nuova, benché comprata pochi giorni prima: evidentemente era un’auto scomoda, poiché utilizzata per un omicidio.

I contrasti di Vigliotti con il sindaco erano molteplici, infatti Piscitelli non lo lasciava libero di avere alcuna iniziativa di tipo edilizio, aveva inviato personalmente la Polizia Municipale a fare controlli sui suoi cantieri per impedirgli di lavorare, in quanto era suo oppositore politico, ed in particolare vi era un terreno, proprio vicino al Municipio, che stava causando l’ennesimo contrasto, poiché Vigliotti vi stava commettendo degli abusi edilizi. Invece i rapporti tra il sindaco ed Esposito Acanfora sembrerebbe fossero già deteriorati da diversi mesi, quando l’ingegnere osteggiava Piscitelli e aveva cominciato ad impiegare in lavori edilizi su Cervino le proprie ditte di fiducia, estromettendo così dall’affidamento dei lavori ordinari del Comune le ditte locali e di fiducia del primo cittadino. Quindi spesso accadeva che quando il tecnico intraprendeva iniziative autorizzatorie omettendo di informarne il sindaco, quest’ultimo rispondeva sistematicamente inviando sui luoghi dei supposti abusi i Vigili Urbani, per bloccare i lavori e per verificare direttamente lo stato dei cantieri gestiti da ditte che non avevano ricevuto la sua diretta approvazione.

Così quella sera Esposito Acanfora deve aver accompagnato il sindaco proprio dai suoi carnefici, dove a seguito di un’animata discussione è stato colpito e tramortito, dopodiché è stato caricato in un’auto mentre l’altro complice è andato a recuperare la vettura del sindaco; e tutti si sono ritrovati in località “I Lebbrosi”, dove la vicenda è culminata in un omicidio tanto assurdo quanto macabro.

In seguito tutti gli sforzi si sono concentrati sulla predisposizione degli alibi e sulla cancellazione delle prove, ma l’attività di indagine dei carabinieri e della magistratura è riuscita comunque a ricostruire questa triste storia e ad assicurare alla giustizia i presunti assassini.

Alle prime luci dell’alba i carabinieri si sono presentati a Cervino e a San Nicola la Strada, presso le rispettive abitazioni degli indagati, e per loro sono scattate le manette. Dovranno rispondere di omicidio con l’aggravante di aver agito nei confronti della vittima con particolare crudeltà.

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