Crisi Indesit, sciopero nazionale a Torino. Rc al fianco dei lavoratori

di Redazione

Lavoratori IndesitTEVEROLA. “No alla chiusura degli stabilimenti di None (Torino) e a qualsiasi licenziamento, estensione degli ammortizzatori sociali a tutto l’indotto, riduzione dell’orario di lavoro con mantenimento del salario”.

Rifondazione Comunista si schiera incondizionatamente con i lavoratori della Indesit minacciati di chiusura, con la conseguente perdita di 600 posti di lavoro a None, e con i lavoratori di tutti gli altri stabilimenti, tra cui quelli di Teverola e Carinaro, colpiti dalla cassa integrazione e dalla minaccia di un futuro incerto. Lavoratori che oggi terranno otto ore di sciopero e una manifestazione nazionale a Torino.

“Ci dicono che c’è la crisi e che non si può fare altro che ridurre la produzione. I lavoratori sono considerati merce usa e getta. Certo, la crisi c’è: ma come si sono comportati negli anni delle vacche grasse?”, affermano dal partito di Ferrero, aggiungendo: “I bilanci del gruppo ci ricordano alcune semplici verità: negli anni 2005-2007 il gruppo ha distribuito dividendi agli azionisti (prevalentemente la famiglia Merloni) per 114 milioni di euro. Nel solo 2007, oltre a incassare dividendi, il presidente del Consiglio di Amministrazione Vittorio Merloni ha incassato il modesto emolumento di 1 milione e 900mila euro per la sua carica; non essendo evidentemente abbastanza, gli sono stati attribuiti altri 1 milione e 350 mila euro di ‘Bonus e altri incentivi’. L’Amministratore delegato Milani ha ricevuto ‘solo’ 473mila euro. Per integrare questa paga scandalosamente bassa, sono stati aggiunti 750mila euro di 0Bonus e altri incentivi’ e 737mila euro di non specificati ‘altri compensi’. Sono questi i personaggi che giocano con le vite di centinaia di lavoratori! Di fronte a questa realtà scandalosa, dobbiamo respingere il gioco sporco della guerra fra poveri con il quale si tenta di indebolire la lotta dei lavoratori: un gioco nel quale l’azienda vince sempre e gli operai perdono sempre: entrare nella spirale della rincorsa al minor costo del lavoro significa mettere tutti a rischio, oggi tocca a Torino, domani può toccare a chiunque. I responsabili della crisi non sono in Polonia, ma in casa nostra. Il gruppo Merloni si è distinto in questi anni per le migliaia di contratti interinali, per il massiccio utilizzo e ricatto verso il precariato, non rinnovando il contratto ai lavoratori ‘scomodi’ e lasciando nell’incertezza migliaia di famiglie. Solo un anno fa, nel presentare i risultati economici del gruppo, il suo presidente dichiarava: ‘Non c’è valore nel successo economico se non c’è anche l’impegno nel progresso sociale’”.

Di fronte alla minaccia di chiusura della fabbrica di None e con la cassa integrazione per gli stabilimenti di Teverola-Carinaro, Rifondazione è chiara: “Se questi signori non sanno cosa farsene dello stabilimento, si facciano da parte: i lavoratori saranno ben in grado di valorizzare una fabbrica produttiva ed efficiente”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico