Racz: “Sono innocente, vorrei solo lavorare come pasticciere”

di Antonio Taglialatela

Karol Racz ROMA. Non era colpevole né dello stupro della Caffarella né di quello di Primavalle, ma ha trascorso 35 giorni in carcere.

Il rumeno Karol Racz è innocente e ieri lo ha gridato in tv, durante una puntata di Porta a Porta. Ora “faccia da pugile” chiederà un risarcimento. Tuttavia, nonostante l’ingiustizia subita, nonostante essere stato sbattuto in prima pagina e in galera come uno “stupratore di ragazzine”, dice di voler continuare a vivere in Italia. “Lo so che i romeni non godono di buona reputazione, ma preferisco rimanere dove sono. Magari trovando un lavoro da panettiere”, ha detto nel salotto di Vespa.

Ha raccontato di non essere mai stato al parco della Caffarella, dove la sera di San Valentino una minorenne fu aggredita e violentata, di non sapere perché il suo amico Loyos abbia detto alla polizia che era stato lui a compiere lo stupro (dichiarazioni poi ritrattate perché, secondo Loyos, “estorte” con la violenza, infatti è ancora in carcere per “calunnia” nei confronti della polizia rumena). “Il sabato dello stupro ho lavorato fino alle 16, così come la domenica mattina fino alle ore 13. Poi sono partito per Livorno ma non sono certo fuggito, sono andato lì a trovare mio fratello per cercare un altro lavoro”. Degli altri due connazionali, veri responsabili di quello stupro, che hanno anche confessato, dice di non conoscerli e di non averli mai visti.

In studio è intervenuto anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha stretto la mano a Racz. “La Questura di Roma ha lavorato al meglio possibile. – ha commentato il primo cittadino – Era un’indagine complessa, potevano esserci degli errori. Il risultato finale è positivo e la Questura ce l’ha fatta. Ci sono delle ombre ancora da chiarire. – ha poi sottolineato Alemanno – Siamo di fronte a una confessione che va chiarita perché non si può pensare a un atto di autolesionismo di questo genere”.

Racz ha parlato di quando, a soli cinque mesi di età, fu abbandonato in un orfanotrofio romeno: “Non ho mai conosciuto i miei genitori, ho sette fratelli ma solo io sono stato affidato all’istituto. Sono uscito a 18 anni. Poi ho cominciato a lavorare come panettiere e pasticciere in un convento. A volte venivo pagato, ma in genere lavoravo per vitto e alloggio. Non è vero che sono un pregiudicato: sono stato multato solo una volta in Romania perché mi hanno trovato sul treno senza biglietto. Il mio sogno da bambino? Diventare monaco e fare voto di castità”.

Il suo legale Lorenzo La Marca, lancia un appello: “Faccio un appello ai fornai perchè si facciano avanti. E’ un cittadino comunitario che non ha mai commesso reati né in Italia né in Romania. E’ anche una persona molto modesta, spero che possa trovare una sistemazione stabile”.

Intanto, per sabato prossimo è attesa la decisione del Riesame sulla richiesta di scarcerazione di Loyos. Sembra che il “mistero” della sua dichiarazione, nella quale accusava Racz di essere lo stupratore, sia legato al fatto che lo stesso “biondino” e uno dei nuovi arrestati, Oltean Gavrila, si conoscessero: nel 2007 erano rinchiusi in due celle limitrofe nel carcere di Regina Coeli. Forse Loyos voleva coprire l’amico e dargli il tempo di scappare.

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