Omicidio Sandri, parla il poliziotto accusato

di Redazione

Luigi SpacarotellaROMA. Luigi Spacarotella, il poliziotto accusato dell’omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri, avvenuto l’11 novembre 2007, parla pubblicamente, per la prima volta, ai microfoni di SkyTg24.

“I mass media mi hanno già condannato, ne hanno dette di tutti i colori. Io, però, non mi sento condannato per nulla e aspetto l’edito del processo”.

A chi gli chiede il perché abbia usato la pistola quel giorno, risponde: “Evidentemente tutti i tentativi che sono stati fatti per far smettere quello che stava succedendo sono stati vani”.

Secondo la sua difesa, avrebbe estratto la pistola sparando un colpo in aria vedendo che dall’altra parte dell’Autostrada era scoppiata una rissa, e non riuscendo a sedarla con il solo utilizzo delle sirene e di un colpo sparato in aria. La pallottola che raggiunse il giovane laziale, sempre secondo la difesa, sarebbe partita per sbaglio al poliziotto mentre correva lungo la corsia autostradale impugnando la pistola.

E, riferendosi ad alcuni sassi e ad un coltello ritrovati nell’area di servizio dove avvenne l’episodio, dice: “Avete visto quello che hanno trovato, non sto qui a raccontare favole”.

Il giorno del funerale di Gabriele racconta che provò a far avere alla famiglia Sandri un messaggio di cordoglio: “Scrissi una lettera al cardinale Tarciso Bertone, segretario di Stato Vaticano.

Spaccarotella dice che vorrebbe incontrare la famiglia Sandri, “anche se non saprei cosa dire. Loro hanno perso un figlio, è stata sicuramente una cosa da me non voluta”.

Infine, la paura di ritorsioni: “Sono tranquillo e fiducioso ma che gli ultras siano quello che sono non c’è bisogno che lo venga a dire io. Lo sapete meglio di me”.

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