Amanda: “Mi hanno picchiata”. E spunta presunto tentativo di insabbiare indagini

di Redazione

Amanda KnoxPERUGIA. Nel corso della dichiarazione spontanea resa al termine dell’udienza del processo sull’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa americana Amanda Knox ha detto di essere stata picchiata dagli inquirenti.

L’episodio, secondo la sua versione, si sarebbe verificato durante l’interrogatorio in Questura, in seguito a domande molto insistenti su un sms che le aveva mandato Patrick Lumumba, da lei inizialmente accusato dell’omicidio di Meredith, e scagionato nel giro di poche settimane. Avrebbe ricevuto “scappellotti sulla testa” e, riguardo al messaggio ricevuto da Lumumba, l’avrebbero apostrofata come “stupida bugiarda”.

Emerse anche accuse nei confronti della famiglia di Raffaele Sollecito, ex fidanzato di Amanda e altro imputato nel processo. Secondo l’ispettore della squadra mobile di Perugia, Oreste Volturno, che ha testimoniato nel pomeriggio davanti alla Corte d’assise, la famiglia di Sollecito voleva “insabbiare le indagini”. L’investigatore ha riferito delle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite nei confronti del padre del giovane e della sua compagna, della sorella e di uno zio di Sollecito, nonché altri familiari dei quali l’ispettore ha detto di non ricordare il nome.

Nelle conversazioni intercettate venivano citati politici quali “Nania, Formisano e Mastella” come “persone alle quali rivolgersi”. Tuttavia, Volturno ha affermato che agli atti dell’indagine “non risultano telefonate ai politici” e finora non è stato accertato un intervento da parte loro.

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