Veltroni dice addio: “Avevo un sogno…ho fallito”

di Angela Oliva

Walter Veltroni (Corriere.it)ROMA. Aveva un sogno Walter Veltroni, un sogno che ha condiviso con 3 milioni e mezzo di elettori, un sogno che ha difeso per ben 16 mesi ma che, purtroppo, gli si è sgretolato sotto gli occhi.

Nella conferenza stampa di questa mattina, nella sala Adriano di Piazza Di Pietra, l’ex segretario del Pd parla per 40 minuti e, ripercorrendo le tappe principali della vita di questo partito, dice addio al suo incarico che momentaneamente sarà gestito da Dario Franceschini definito dallo stesso Veltroni “un amico leale”.

Con gli occhi lucidi, Veltroni dice addio al progetto che lo aveva fatto sognare negli ultimi anni e ringrazia coloro che ci hanno creduto e che lo hanno sostenuto, con essi il presidente Giorgio Napolitano ed alcuni esponenti del centrodestra come Gianfranco Fini, Renato Schifani e Gianni Letta. Nessun ringraziamento per alcuni vertici del Pd come Massimo D’Alema e Francesco Rutelli, tra l’altro assenti alla conferenza stampa di stamattina. A loro e a tutti i vertici del partito si rivolge Veltroni dicendo: “Ai dirigenti del partito voglio dire: Amatelo di più, innaffiate la pianta e state uniti”.

Annunciando le sue dimissioni, Veltroni spiega le sue ragioni e ricorda: “Il Pd è il mio sogno di una vita. Credevo che potesse avere l’ambizione non di cambiare un governo, ma di cambiare l’Italia. Non avercela fatta è responsabilità mia, me la prendo tutta sulle mie spalle e chiedo scusa per non esserci riuscito, per non aver fatto il partito che volevo. Nel Pd, nel centrosinistra – sottolinea – c’è bisogno di più solidarietà, c’è bisogno di compartecipazione al progetto comune, le dimissioni sono una scelta dolorosa, ma giusta per mettere al riparo il progetto del Pd. Lascio con assoluta serenità, senza sbattere la porta e con una forte raccomandazione al partito: ‘Non fate al mio successore ciò che è stato fatto a me’. Mi prendo la responsabilità – incalza – di non essere riuscito a fare il partito che volevo. Non ce l’ho fatta e chiedo scusa per non avercela

fatta. Per chi verrà dopo di me voglio dire che per lui vale un principio antico: non fare agli altri quello che, io posso dire, quello che è stato fatto a me. Al mio successore – aggiunge – non chiedete con l’orologio in mano di ottenere dei risultati perché un grande progetto ha bisogno di anni, come accaduto per Lula o Mitterand, e non si realizza in quattro mesi. Mi auguro che a chi guiderà domani il Pd sia concesso ciò che io non mi sono guadagnato sul campo, gli sia consentito un tempo lungo per poter realizzare un progetto riformista che solo il Pd può compiere. Basta con la sindrome del logoramento che ha portato a bruciare molte leadership nel centrosinistra. E’ necessario passare da sinistra salottiera, giustizialista e conservatrice ad un centrosinistra che creda nella legalità, che abbia coraggio di cambiare, che riscopra il contatto con la società: insomma, fuori dalle stanze e dentro la vita reale delle persone. Credo di aver condotto un’opposizione nuova, non contro, non urlata, ma propositiva come uno dei leader più amati nella storia della sinistra italiana: Enrico Berlinguer. Anche a Berlinguer veniva sempre detto ‘devi essere più duro nel fare opposizione’, lui che aveva quella sua gentilezza di modi. Ma l’opposizione non deve essere urlata perché è quella che preferisce chi sta al governo. È invece l’opposizione riformista quella che può cambiare il corso delle cose. Me ne vado sereno, senza sbattere la porta. Lascio – conclude – con assoluta serenità e ora in una posizione assolutamente discreta cercherò di dare una mano a questo progetto nella speranza che la mia scelta tuteli il partito dalla sindrome del logoramento degli ultimi mesi. Non bisogna tornare indietro. Oggi ci sono le condizioni perché questo partito possa finalmente realizzare il sogno di una maggioranza riformista in questo Paese, il sogno di una stagione in cui il riformismo si fa maggioranza. Non venga mai la tentazione di pensare che c’è uno ieri migliore dell’oggi”.

Il coordinamento del Pd ha fissato per sabato l’Assemblea Costituente che deciderà di nominare il nuovo segretario o se andare al congresso prima della naturale scadenza in calendario per ottobre. E mentre Veltroni dice addio definitivamente al suo sogno, alla buvette del Transatlantico un paio di deputati del Pd festeggiano con un crodino, perché lo champagne avrebbe dato troppo nell’occhio!!


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