Eluana trasferita ad Udine, proteste dal mondo cattolico

di Antonio Taglialatela

Eluana Englaro UDINE. E’ partita all’alba di stamani, intorno alle 5.30, l’ambulanza che ha accompagnato Eluana Englaro nel suo ultimo viaggio, dalla clinica di Lecco alla casa di cura “La Quiete” di Udine.

Lì sarà effettuata la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale della donna che versa in stato vegetativo da 17 anni, dando esecuzione al decreto dei giudici milanesi emesso nel luglio scorso.

Davanti alla clinica, sotto un fitta pioggia, un nutrito gruppo di giornalisti e cineoperatori, assieme ad esponenti di diverse associazioni che invocavano il “diritto alla vita” e dicevano “No all’assassinio” di Eluana. Qualcuno ha gridato verso l’ambulanza “Eluana svegliati, ti vogliono uccidere”.

Anche l’assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia, il lecchese Giulio Boscagli, si è unito al gruppo di persone fuori dalla clinica: “Sono qui – ha detto l’assessore – per una testimonianza che è in sintonia con quello che Regione Lombardia e il suo presidente Roberto Formigoni hanno sostenuto finora. Siamo in presenza di una sentenza assolutamente incomprensibile e di prese di posizione che rischiano di portare a morire una ragazza gravemente disabile, ma in vita e lodevolmente accudita”.

Ma come si darà la morte ad Eluana? Lo spiega il suo neurologo, il professor Carlo Alberto Defanti: “Il sondino non verrà staccato e per i primi tre giorni si continuerà a nutrirla artificialmente, allo scopo di permettere al personale di verificare la situazione. Dopo questi tre giorni, senza staccare il sondino, verrà sospesa l’alimentazione”.

L’equipe che darà corso all’interruzione del trattamento vitale è formata da volontari. Nella stanza di Eluana, sorvegliata da due guardie giurate private, è stato fatto esplicito divieto a chiunque di entrare con telefoni cellulario altre attrezzature con cui si potrebbero registrare immagini video e audio.

A partire dal momento della graduale interruzione della nutrizione-idratazione artificiale, Eluana potrebbe sopravvivere anche per un periodo superiore a 15 giorni. Ad avanzare tale ipotesi è la past-president della Società italiana di anestesia Rosalba Tufano. “Non esistono in merito dei protocolli definiti – ha ricordato l’esperta – ma ricordiamo il caso di Terry Schiavo, la donna morta a 41 anni il 31 marzo 2005 in una struttura specializzata in Florida, quasi due settimane dopo che i medici avevano staccato i tubi per l’alimentazione artificiale che l’avevano tenuta in vita per 15 anni”.

Intanto, numerosi sono gli appelli che vanno contro la volontà di Beppino Englaro, padre di Eluana. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che di recente, attraverso un atto di indirizzo, aveva praticamente reso indisponibili le strutture sanitarie italiane allo stop all’alimentazione forzata, ora commenta: “Stiamo valutando il caso anche dal punto di vista formale, alla luce della situazione di fatto e diritto. Ma oltre a questo, valgono gli interrogativi che dobbiamo porci nell’assoluto rispetto di tutte le posizioni”. Per Sacconi, oltre a ritenere doverosa la comprensione “verso il dramma della famiglia”, bisogna che società e istituzioni riflettano sul senso della vita e dalla morte, “nel caso specifico di una persona che si trova in stato vegetativo, non è in una condizione di morte cerebrale tanto che nessuno ha ipotizzato l’espianto degli organi, che nell’attuale condizione non è sottoposta ad accanimento terapeutico ma piuttosto ad alimentazione e idratazione attraverso un sondino in quanto non è in grado di provvedere a se stessa, che è in una condizione di molti disabili e non ha espresso una volontà che deve essere acclarata da una certificazione come probabilmente chiederà la nuova legislazione. Davanti a tutto questo ho pensato che fosse giusto adottare un principio di cautela, di prudenza, in assenza di una legislazione specifica. Guai se perdessimo il valore della vita e se non ci interrogassimo sul fatto che a volte la scienza non dà certezze”.

Dal Vescovo di Udine, monsignor Pietro Brollo,un accorato appello “alla coscienza di tutti” affinché “quanti hanno chiaro di essere al cospetto di una persona vivente non esitino a volerne e ad esigerne la tutela, mentre quanti dubitano ancora abbiano la sapienza e la prudenza di astenersi da qualsiasi decisione irreparabile”.

“Il viaggio della morte è cominciato di notte”, così si intitola l’editoriale pubblicato dal Sir, l’agenzia della Conferenza episcopale italiana. “Tra qualche giorno – si legge – le verrà tolta l’alimentazione e l’idratazione. Tutto questo con l’avallo di una sentenza. E’ un momento triste per tutti coloro che, credenti o non, hanno a cuore la tutela della persona. Se nessuno può togliere la vita ad un altro togliere la vita ad una persona totalmente indifesa è una barbarie. La fragilità e la debolezza, al contrario, sono un appello alla solidarietà, anche attraverso quei mezzi che oggi si hanno a disposizione”.

Sul caso interviene anche il presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, che, parlando agli studenti di un istituto del milanese, si è dichiarato preoccupato perché “un problema drammatico di questo tipo è diventato oggetto di un conflitto politico ideologico di contrapposizione che sarebbe meglio non ci fosse. E’ diventato un tema su cui tutta l’Italia dibatte e penso allo strazio del padre. Credo che si debba riconoscere maggiore riservatezza e rispetto del dramma che sta vivendo”.

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