26 febbraio 1956: termina il XX° Congresso del Pcus

di Redazione

KruscevAccadde Oggi. Sarà il rapporto Kruscev, inizialmente tenuto segreto, poi rilevato dal Dipartimento di Stato americano, a dare il via a quella che viene ritenuta come l’operazione di destabilizzazione.

Siamo nel 1956, tra fine febbraio ed inizi di marzo si tiene la ventesima edizione del Congresso del Pcus, fino ad allora Stalin era sempre stato esaltato come padre dei popoli, maestro, guida illuminata, difensore di oppressi e deboli. Il “rapporto” parla stavolta in chiaramente di un paranoico, persecutore, assassino, responsabile della guerra fredda e dei grandi mali di isolamento che affliggevano la Russia dell’epoca. Sotto il suo dominio sono a migliaia gli assassinati, uomini di governo, capi di partito, militari, intelligenze, uomini di cultura, oppositori. Dopo il 17° Congresso del Pcus , la maggior parte di quelli che parlano contro Stalin vengono fucilati. Il potere assoluto di cui gode lo rende un despota e a migliaia sono i crimini ci cui si macchia. Di certo il rapporto Kruscev scopre panorami inusuali. La base dei comunisti, tra cui quelli italiani, mai era stata messa al corrente di quanto accadeva oltre i confini e il 17 giugno dello stesso 1956 l’Unità ammette: “la società sovietica era giunta a certe forme di degenerazione”. Qualche anno dopo, siamo nel 1961, Giorgio Amendola chiede anche a nome dei giovani comunisti di riabilitare Leon Trotsky, vittima certa dello stalinismo. Bisogna attendere gli anni settanta perché Enrico Berlinguer metta distanze “lunghe” tra il Partito Comunista Italiano e il Pcus.

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